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Va in un pronto soccorso pontino per un dolore al braccio, ma per i medici dipende dal Covid. Due ore dopo muore

Redazione by Redazione
25 Luglio 2022
in Provincia
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Va in un pronto soccorso pontino per un dolore al braccio, ma per i medici dipende dal Covid. Due ore dopo muore
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Si reca al pronto soccorso con un forte dolore al petto e al braccio sinistro, uno dei tipici segnali di un possibile infarto in corso, ma i medici la trovano positiva, ricollegano le algie al Covid e in un’ora e mezza la dimettono: neanche il tempo di rincasare che un malore la stronca sotto gli occhi disperati del marito. Sconvolto e non riuscendo a capacitarsi per la perdita della moglie, Lucia Chiarelli, 68 anni (ne avrebbe compiuti 69 il 17 luglio), di Formia, avvenuta l’11 luglio, sabato 23 luglio l’uomo, assistito da Studio3A, ha presentato un esposto rivolto alla magistratura chiedendo con forza che si faccia piena luce sulla morte della consorte e, soprattutto, che si appuri se siano ravvisabili responsabilità da parte dei sanitari dell’ospedale di Formia per l’errata diagnosi e per quelle dimissioni rivelatesi, con il senno di poi, quanto meno affrettate.

La tragedia si è consumata nella mattinata di lunedì 11 luglio nell’arco di tre ore. La signora Chiarelli (IN FOTO), che gode di ottima salute e soffre solo di ipertensione per la quale assume una pillola al giorno (l’unico farmaco che prende), accusando un forte dolore toracico irradiato al braccio sinistro, preoccupata per un possibile infarto si fa accompagnare dal marito per sottoporsi agli accertamenti del caso al pronto soccorso dell’ospedale Dono Svizzero di Formia: arriva alle 7.58.

I medici la sottopongono agli esami ematochimici, da cui non sarebbe emerso nulla di preoccupante, a una radiografia al torace e, da prassi, al tampone naso faringeo Covid 19, che però risulta positivo: un elemento che di fatto segnerà il destino della paziente. I dottori, infatti, ricollegano il dolore al coronavirus, non indagano oltre sulla sua possibile natura cardiaca, e alle 9.27 la dimettono con la diagnosi “dolore torace in Covid positiva“, le prescrivono la classica terapia farmacologia in caso di contagio (Fluimucil e Toradol) e, ovviamente, le impongono l’isolamento fiduciario domiciliare.

La coppia torna a casa, il marito va in farmacia per acquistare i farmaci prescritti e fa appena a tempo a rientrare e somministrare alla moglie le prime gocce di uno dei medicinali, che quest’ultima crolla esanime a terra. Immediato l’allarme al 118, accorrono gli operatori dello stesso pronto soccorso di Formia, che al loro arrivo la trovano già priva di battito cardiaco e respiro: tentano di rianimarla con tutte manovre possibili, invano. Alle 11.31 viene constatato il decesso di Lucia Chiarelli.

Il marito è disperato, lì per lì non ha la forza di fare nulla se non di piangere la moglie e organizzare il funerale con i due figli, a loro volta affranti. Con il passare dei giorni, tuttavia, hanno cominciato a tormentarlo sempre di più i sospetti che al Pronto soccorso di Formia avessero sottovalutato e non indagato a sufficienza le condizioni “cardiache” della moglie, deceduta appena due ore dopo per un altamente probabile infarto, che il suo caso fosse stato gestito con superficialità e troppa fretta e che quindi la vittima non avesse ricevuto cure sanitarie adeguate che avrebbero potuto salvarla.

Il coniuge della vittima, tramite l’area manager Lazio e responsabile della sede di Roma, Angelo Novelli, si è dunque rivolto a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha subito acquisito tutta la documentazione clinica disponibile per valutare il caso con i suoi esperti, e sabato è stata presentata una denuncia querela presso i Carabinieri di Formia chiedendo all’autorità giudiziaria di disporre tutti gli accertamenti per chiarire le cause del decesso e accertare eventuali responsabilità di natura anche penale dei medici che hanno avuto in cura la paziente, con particolare riferimento a chi avrebbe dovuto attuare tutti gli gli accertamenti diagnostici previsti in casi di dolore toracico diffuso all’arto superiore sinistro, che invece non sarebbero stati effettuati, o solo in parte, essendo stata invece attribuita tale sintomatologia all’infezione da virus Covid-19. Il marito ha anche già autorizzato, anzi richiesto espressamente, che la salma della moglie venga riesumata per poter procedere al fondamentale esame autoptico. Con l’auspicio che la Procura ritenga meritevoli di accoglimento le richieste e apra un procedimento penale per dare risposte al marito della povera signora Chiarelli.

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Tags: Formia
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