Conclusa l’operazione “Pit Stop”
Era uno stimato professionista al di sopra di ogni sospetto, il broker assicurativo di 51 anni di Terracina, considerato la mente di un’associazione a delinquere, finito tra i 23 indagati, insieme a padre e figlio di 63 e 43 anni, titolari di una nota carrozzeria, coinvolti in una maxi inchiesta della Polizia giudiziaria di Terracina che ha smascherato un vasto giro di falsi incidenti stradali e relativi rimborsi assicurativi. La complessa attività di indagine, coordinata dalla Procura di Latina, ha portato all’analisi di oltre 70 sinistri stradali, circa 200 le persone ascoltate, tra soggetti informati sui fatti ed interrogatori agli indagati, è iniziata nel 2012 dalle perquisizioni nelle abitazioni del broker, dove gli agenti hanno trovato numerosa documentazione tra cui Moduli di constatazione amichevole di incidenti, che incrociati con altri dati, evidenziarono delle anomalie poi rivelatesi dei veri e propri falsi documentali. I dati emersi hanno consentito agli investigatori di appurare come, all’interno dei locali dell’attività commerciale, avveniva la preparazione, l’istruttoria e la richiesta d’indennizzo diretto alle compagnie assicurative. Il broher offriva soluzioni vantaggiose ai suoi clienti celandogli però che, di tanto in tanto, gli “caricava” finti incidenti. Quando poi, a distanza di tempo, giungevano aumenti o comunicazioni legati a quelle polizze assicurative, alle legittime richieste dei clienti sapeva fornire credibili argomentazioni ed offrire vantaggiose “scontistiche” riparatrici di quelli che definiva “disguidi” o “errori commessi dalla sua segretaria”. Nel frattempo i titolari della carrozzeria, offrivano al broker le generalità delle controparti necessarie per confezionare i falsi sinistri stradali. Infatti, se alcuni danni alla carrozzeria ben si conciliavano con altri danneggiamenti, si effettuavano riproduzioni fotografiche che confluivano in alcune delle pratiche incriminate. Per il broker e i due carrozzieri oltre ai citati capi d’imputazione grava l’accusa di aver ideato e preso parte ad un’associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni delle compagnie assicurative ed a numerosi clienti. Per molti clientiI invece, che hanno ottenuto una riparazione gratuita, si trovano indagati per falso documentale ed ideologico, truffa aggravata ai danni delle Compagnie assicurative, simulazione di reato, favoreggiamento personale ed altro. Lazio Tv