“Ho letto con amarezza e stupore sulla stampa le dichiarazioni del consigliere regionale Di Giorgi che, per quanto ci riguarda, ha davvero perso un’occasione per tacere”. A parlare è Saverio Viola, direttore della Coldiretti che precisa. “Amarezza perché credo che prima di accusare sarebbe stato meglio informarsi in modo dettagliato sulle proposte della nostra organizzazione per il settore agricolo e per i cittadini-consumatori; stupore poiché non posso permettere a nessuno, e quindi neppure all’esimio consigliere regionale, di fare demagogia sulla nostra attività”. Viola ribatte così alle dichiarazioni di Di Giorgi che,durante un pubblico incontro avvenuto nella scorsa settimana, aveva apostrofato il mondo sindacale, “Tranquillizzo il consigliere – chiosa Viola – sul fatto che Coldiretti, che rappresenta 16.500 imprese in provincia di Latina, non ha nessun tornaconto nel non appoggiare lo stato di crisi per l’agricoltura deliberato dal Consiglio Regionale, e sfido chiunque oggi continua demagogicamente a rilasciare dichiarazioni del genere a fornire le prove, prima che mi rivolga alla magistratura. Al contrario ribadisco con forza che la situazione di difficoltà in cui versa il settore non si risolve certamente con la dichiarazione di uno “stato di crisi” che necessita di precisi parametri tecnico – legislativi che non si sono verificati e che pertanto porterebbero ad un diniego dovuto da parte del Governo e a risolversi in un mero esercizio di demagogia da parte di chi lo propone. Le difficoltà a cui oggi va incontro l’agricoltura laziale e pontina vanno affrontate prendendo di petto con decisioni forti e incisive i problemi che l’impresa agricola e il territorio sono chiamate ad affrontare ogni giorno. Ma tutto quanto questo forse Di Giorgi non lo comprende e ce ne dispiace. Però prima di cavalcare con pretesti e demagogia alcune proteste che sembrano davvero sterili il consigliere regionale chiarisca se sta dalla parte, come noi, degli imprenditori agricoli che pagano le tasse regolarmente, spieghi se conosce i nostri progetti e se, come il Presidente della Regione, l’assessore regionale all’agricoltura ed il presidente del consiglio regionale del Lazio, tutti espressione della Sua parte politica, è d’accordo sulle nostre proposte di legge per valorizzare i prodotti locali, per rilanciare le produzioni a km 0 e per far diminuire la burocrazia e per l’etichettatura. Invito pubblicamente Di Giorgi a prendere parte alle nostre manifestazioni a cominciare da quella di domani al Circo Massimo dove, alle 10.30, presenteremo due importanti iniziative per la raccolta di firme proprio per la tutela delle produzioni locali; oppure a Viterbo il prossimo 18 dicembre quando sono in programma i nostri stati generali. Magari potrebbe ricredersi e la prossima volta evitare di rilasciare dichiarazioni che non rispecchiano per nulla la verità. Anche sul “corridoio verde” la nostra posizione è chiara: lo riteniamo superato, si tratta di un argomento obsoleto che darebbe vantaggio ai paesi extracomunitari danneggiando i produttori locali. Ebbene, anche qui siamo attaccati con sterili quanto futili argomentazioni, senza però mai focalizzare il vero contenuto di fondo. Per quanto mi riguarda, tramite questi accordi possono arrivare in questa nostra provincia anche migliaia di tonnellate di derrate alimentari al giorno; l’importante è che queste ultime nom giungano nel nostro territorio come prodotti extracomunitari per poi diventare in qualche magazzino di un importatore di pochi scrupoli, quasi d’incanto, prodotto locale solo perché viene collocato in cassette o confezioni con logo italiano o, peggio ancora, pontino. Ecco perché chiediamo con forza la tracciabilità dei prodotti, nonché una seria politica di controlli sulla vera provenienza degli stessi. L’on. Di Giorgi è disponibile a farsi paladino a livello regionale di questa necessità di controlli, che possono diventare in ultima analisi l’unico strumento da mettere a disposizione del cittadino-consumatore che ha il diritto di sapere cosa realmente porta a tavola? E questo risulta anche l’unico strumento per risollevare l’economia delle imprese agricole che finalmente potrebbero vedere riconosciute le loro produzioni quali quelle che unicamente debbano far parte del sistema “made in Italy”. Per le quote latte, infine – conclude Viola – ribadisco che noi siamo con gli imprenditori che da sempre seguono le regole ed esercitano quotidianamente con passione il proprio lavoro con correttezza senza prestare ascolto alle diverse opere di disinformazione. I nostri imprenditori, come noi, sono per il rispetto della legge sempre e dunque, per il latte, chi non ha versato le multe deve pagarle. Anche perchè è emerso che i produttori di latte in regola, come i nostri, a tutt’oggi hanno subìto costi ingiusti per la gestione delle quote latte pari a diversi milioni di euro. È una somma enorme di cui Coldiretti chiede di mantenere alta l’attenzione premiando gli allevatori che hanno fatto il proprio dovere, che hanno rispettato la legge. I veri problemi restano il prezzo, le contraffazioni e le troppe importazioni anonime. Su questo continueremo a far sentire le nostre ragioni per il rispetto dei nostri soci e degli allevatori onesti e insieme ai rappresentati delle Istituzioni che riterranno giusto seguirci. Per un puro inciso, l’on. Di Giorgi dovrebbe sapere che gli allevatori pontini in regola, così come nel resto dell’Italia, sono la quasi totalità, a dispetto di qualche disperato che oggi continua anche a Latina ad invocare sanatorie e che fa parte di una minuscola pattuglia ridotta a livello nazionale ormai a poco più di un migliaio di casi in confronto alla totalità di quanti anno invece osservato le regole. L’on. Di Giorgi, anche in questo caso, deve dire con chi sta. Anche perché noi della Coldiretti, che da circa un ventennio abbiamo abolito ogni forma di collateralismo politico, vogliamo fortemente giocare il nostro ruolo sindacale nel fornire alle 16.500 imprese nostre associate, in caso di competizioni elettorali, precise indicazioni sui politici che stanno dalla parte nostra e di tutti gli imprenditori agricoli onesti”.
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