Un proiettile gli ha trafitto il cuore, lo ha freddato di notte sul prato di un parco. E’ morto per niente Matteo Vaccaro, 29 anni, studente di veterinaria che gestiva il ristorante Pietra Nuda di via Lago Ascianghi.
Laura Pesino
Caccia al gruppo dei nuovi criminali, arrestati dopo una fuga di poche ore
La dinamica del delitto viene ricostruita nel giro di poche ore. Dopo la scoperta dell’omicidio, scattano sopralluoghi, indagini, interrogatori. Si cercano i testimoni della lite scoppiata sabato al ristorante Pietra Nuda. Partono le perquisizioni e i fermi. Il quadro che emerge è inquietante. Alla base di tutto la lite di sabato sera. Piove. E un gruppo di ragazzi, in evidente stato di ebbrezza, cerca riparo sotto la tettoia del ristorante di via Lago Ascianghi gestito dalla famiglia Vaccaro. Ma uno di loro, più molesto degli altri, comincia a creare problemi. I proprietari cercano di allontanarlo, ma invano. Cominciano le minacce e gli insulti rivolti alla madre e alla sorella di Matteo. A quel punto il ragazzo interviene e si passa subito alle mani. Poco dopo si calmano gli animi, il gruppo si allontana dal ristorante, il locale viene chiuso. Ma intorno alle 2 di notte arrivano i rinforzi. Davanti alla porta di Pietra Nuda compare Francesco D’Antonio, 22enne, cugino del ragazzo che aveva dato in escandescenze, una conoscenza di Matteo. Nuove minacce, una nuova lite. Forse anche l’avvertimento a regolare i conti in un altro momento. Così, lunedì sera, i fratelli Vaccaro, Matteo e Valerio, contattano telefonicamente D’Antonio. Vogliono delle scuse e organizzano un appuntamento notturno. Secondo le ricostruzioni degli investigatori della squadra mobile, sono proprio i due fratelli a indicare il Parco Europa. Una zona tranquilla, lontana dal centro, nascosta. Forse prevedono il pericolo, tanto da armarsi di una pistola giocattolo. Ma certo non prevedono tutto. Non si aspettano, tanto per cominciare, di trovarsi di fronte un gruppo di sei persone, chiamate e organizzate da Francesco D’Antornio, che avrebbe espressamente richiesto l’arma. Arrivano a bordo di due auto, una Mini e un’Atos, scendono. Poi il buio. Non si sa bene cosa sia accaduto in quegli istanti, se sia nata un’altra discussione, se Matteo abbia avuto il tempo di estrarre la sua scacciacani. I dettagli restano ancora da accertare, ma secondo gli investigatori non c’è stato neppure dialogo. Uno del gruppo, Alex Marroni, ha sparato senza proferire parola. A distanza di qualche decina di metri.
Laura Pesino
«Era armato, ho sparato soltanto per difendermi» Il racconto di Marroni al pm. La pistola presa in prestito
Una nottata difficile e un’alba livida che hanno avuto il loro epilogo nelle stanze della Questura dove i sei protagonisti di una delle peggiori pagine di cronaca degli ultimi anni sono stati ascoltati dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano. Qualcuno ha confessato senza tentare neppure di negare l’innegabile, come Alex Marroni, sul quale ricade la responsabilità più grave: avere esploso i colpi di pistola che hanno ucciso Matteo Vaccari. Assistito dall’avvocato Maria Belli il ragazzo ha ammesso subito di avere sparato. «Quella pistola – ha spiegato – me l’aveva prestata un amico qualche ora prima. Quando è iniziata la discussione non ero io a litigare, ho sparato un primo colpo a terra ma quando ho visto che quel ragazzo tirava fuori un’arma ho avuto paura e ho sparato. Volevo soltanto difendermi – ha aggiunto – ed evitare che mi sparasse». Marroni ha anche chiarito di avere esploso un altro colpo, il secondo, in direzione del fratello di Matteo, il terzo in aria. Poi la fuga durata appena qualche ora per lasciarsi alle spalle l’irreparabile. Per quanto riguarda gli altri cinque ragazzi, tutti sottoposti a fermo di polizia giudiziaria e trasferiti in carceri diverse, alcuni come Gianfranco Toselli, assistito dagli avvocati Oreste e Angelo Palmieri, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Ora sono tutti in attesa dell’interrogatorio formale da parte del giudice per le indagini preliminari che non è stato ancora fissato. In quella sede saranno formalizzate le accuse a carico di ciascuno dei protagonisti della tragicnottata: per Marroni l’omicidio volontario e la detenzione di arma clandestina, per gli altri cinque il concorso in omicidio e probabilmente anche la detenzione dell’arma. Per quanto riguarda l’autopsia sul corpo di Matteo Vaccari, disposta dal pm Miliano, domani mattina sarà conferito ufficialmente l’incarico al medico legale. Dall’altra prte c’è la famiglia della vittima che non riesce ancora a rendersi conto completamente dell’accaduto. «Non si conoscevano neppure – spiega l’avvocato Benedetto Faralli – e la discussione di sabato sera era davvero banale tanto che sembravano aver già chiarito tutto». Ma evidentemente non era così.
Elena Ganelli
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L’urlo di dolore della madre: «Tutto questo non può essere vero»
Una morte assurda e ingiusta, di quelle che non possono consentire rassegnazione. E la follia di un delitto inspiegabile sta tutta nell’urlo di dolore della madre di Matteo, arrivata a tarda notte al pronto soccorso del Santa Maria Goretti. Sta tutta nello sguardo incredulo del padre e negli occhi persi nel vuoto della sorella Giorgia, in quegli degli amici che affollano il pronto soccorso dell’ospedale per tutta la notte. Nessuno ci crede che questo ragazzo di quasi trent’anni sia morto con un colpo di pistola per la vendetta scaturita da un litigio tanto banale. Nessuno crede a questa follia consumata nella notte, in un parco pubblico accanto alle villette di un quartiere all’apparenza tranquillo. «Non è vero». La madre di Matteo non riesce neppure a piangere, urla che non è vero, vuole vederlo ancora e si consuma in un via vai continuo dalla sala del pronto soccorso al piazzale esterno. Tutt’intorno gli amici, molti dei quali hanno assistito a quella sciocca lite scatenata sabato sera nel ristorante che Giorgia gestiva insieme a tutta la famiglia e in cui anche Matteo dava una mano. Era giovane, studiava veterinaria, non aveva mai avuto problemi con la legge. E quella sera di sabato cercava solo di difendere la sorella e la madre, contro le quali un ragazzo, ubriaco, aveva cominciato ad inveire. ne era nata una lite violenta e anche un’aggressione fisica. Poi Matteo ha avuto l’ardire di chiedere un chiarimento, di organizzare un appuntamento che lui stesso forse giudicava pericoloso e di arrivare al parco con un’arma finta in tasca.
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La zona dei pub ieri sera in lutto
Serrande abbassate in segno di lutto ieri sera in tutta l’area del centro cittadino compresa tra via Lago Ascianghi, via Neghelli e via Cesare Battisti. Un’iniziativa quella della chiusura delle attività adottata all’unanimità dei titolari dei pub, delle birrerie e dei locali notturni di quella zona dopo l’uccisione del giovane Matteo Vaccaro, titolare insieme ai familiari di un ristorante in quella zona. Una vicenda che ha sconcertato tutti la morte del ragazzo, conosciuto da tutti, e l’occasione per rivolgere un ennesimo appello a istituzioni e forze dell’ordine. Gli operatori commerciali chiedono una intensificazione dei controlli in particolare nelle ore notturne quando quelle strade sono letteralmente riempite da centinaia di ragazzi e l’adozione di ulteriori misure per garantire la sicurezza e la tranquillità di tutti coloro che frequentano quotidianamente la zona dei pub.