Di nuovo protagonista in aula, questa volta davanti alla Corte d’Assise e come testimone nel processo a carico dello zio. Costantino Patatone Di Silvio ieri pomeriggio ha parlato per più di un’ora nel corso dell’udienza per l’omicidio di Fabio Buonamano che vede sul banco degli imputati Giuseppe Romolo Di Silvio. Il giovane, già condannato all’ergastolo con il rito abbreviato, ha cercato ancora una volta di assumersi la totale responsabilità della morte di via Monte Lupone sottolineando, come aveva già fatto in più occasioni, la totale estraneità dello zio. Costantino ha raccontato dell’amicizia con Buonamano che durava dall’infanzia riproponendo la versione secondo la quale al centro della lite c’era un debito da 5mila euro per il quale erano andati insieme a via Monte Lupone . «E’ stata una disgrazia – ha ribadito – io non volevo ucciderlo, lui mi ha aggredito e ho sparato con la pistola che lui aveva tirato fuori soltanto per difendermi. Volevo anche portarlo in ospedale perché non credevo che fosse morto». Poi la fuga con moglie e figli dopo avere gettato l’arma in un canale. Un racconto che contrasta con la ricostruzione degli investigatori: ieri mattina ad essere ascoltato era stato il capo della Squadra Mobile Cristiano Tatarelli che ha condotto l’inchiesta sull’omicidio. Nella sua dettagliata ricostruzione Tatarelli ha raccontato le fasi dell’indagine fino all’arresto di Costantino e Romolo Di Silvio il 27 febbraio e il 31 marzo ai quali si è arrivati attraverso le intercettazioni telefoniche. Il processo è stato aggiornato al 20 giugno prossimo mentre il 13 giugno inizieranno le operazioni peritali per la trascrizione delle telefonate che vanno tradotte dalla lingua rom.
dal Corriere Pontino del 2 giugno 2011