In pieno deserto, al confine tra Algeria e Libia, a quasi 800 km di distanza da Tripoli, c’è la squadra della missione Archeologica italolibica nell’Acacus e nel Messak. Uno staff composto da archeologi, storici, paleoantropologi, topografi. Tra questi, tra gli archeologi, c’è anche Vittorio Mironti, 27enne setino che, dopo la laurea in scienze archeologiche, sta piano piano trasformando in lavoro la passione per la studio delle civiltà antiche. Staziona lì da quasi tre mesi. La notizia della sua permanenza in Libia, considerando il delicato momento politico che sta attraversando la nazione africana, è stata accolta con particolare attenzione dai setini che ben conoscono Vittorio. Dalla famiglia non è arrivata alcuna dichiarazione per via di precise disposizioni del Ministero degli Affari Esteri. Tuttavia, sembra che la squadra di archeologi stia bene e, proprio la Farnesina, in questi momenti sta cercando le migliori soluzioni logistiche affinché gli archeologi possano tornare presto in Italia. La squadra è molto lontana dalle manifestazioni di protesta che stanno interessando per lo più la parte nord della nazione. Il loro unico problema è quello di raggiungere Tripoli per poi imbarcarsi per l’Italia. I rapporti con la Farnesina e con l’Eni (ente coofinanziatore della missione) sono tenuti da uno dei docenti che si trova nel campo base. Il trasferimento degli uomini, sembra stia avvenendo con piccoli aerei da 15 posti, ma la precedenza è per i familiari dei dipendenti Eni. In questo modo si arriverebbe direttamente in aeroporto senza attraversare la città, cioè la zona più pericolosa. Ma non si sa bene come si stiano muovendo i soccorsi, soprattutto con quale tempistica, a causa delle ridotte possibilità di comunicazione. Sembra, infatti, che sia stato staccato internet e tutte le comunicazioni satellitari; skype, l’unico mezzo con cui molti hanno preso contatti con i propri cari funziona solo a tratti. Nonostante ciò arrivano messaggi rassicuranti circa le condizioni dei componenti della squadra. La missione nasce a metà del secolo scorso per studiare l’arte rupestre presente nella zona. Fin dalla sua costituzione opera come missione congiunta al Dipartimento di Antichità di Tripoli ed ha lo scopo di ricostruire e vicende umane dalla più remota preistoria all’avvento dell’Islam. La missione archeologica, effettua una o due comapgne di scavo ogni anno coinvolgendo numerosi esperti. Quella in corso dovrebbe terminare il prossimo 4 marzo, verosimilmente, per cause di forza maggiore, la data non sarà rispettata. La Farnesina comunque continua a seguire con la massima attenzione, attraverso l’Ambasciata d’Italia a Tripoli, l’evoluzione della situazione in Libia con l’obiettivo di garantire al meglio la sicurezza dei connazionali residenti o temporaneamente presenti nel paese nordafricano.
Alessandro Di Norma dal Corriere Pontino del 24 febbraio 2011