Cinque ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite nel pontino, in particolare a Latina, nei confronti di jihadisti appartenenti alla rete di Amri, il terrorista autore dell’attentato di Berlino del 19 dicembre 2016.
Numerose perquisizioni, sempre nell’ambito dell’operazione chiamata ‘Mosaico’, sono state effettuate sempre a Latina ma anche nelle province di Roma, Caserta, Napoli e Matera.
In particolare i provvedimenti emessi dal gip Costantino Del Robbio su richiesta del pm Sergio Colaiocco riguardano Abdel Salem Napulsi, già detenuto a Rebibbia, fermato a ottobre in provincia di Latina: si addestrava su internet – sono stati scoperti almeno sedici video – a utilizzare armi da fuoco anche da guerra e furgoni che voleva acquistare secondo l’accusa per compiere attentati. In manette anche Mohamed Baazoui, Dhiaddine Baazaoui, Akram Baazaoui e Rabie Baazoui, tutti residenti fra Lazio e Campania. Erano loro a fornire documenti falsi ad alcuni immigrati per raggiungere altri paesi europei. Ma avevano contatti con la rete jihadista.
Le indagini sono scattate sulla base dei tabulati telefonici di Amri e dei suoi contatti italiani. Ad esempio un altro detenuto a Rebibbia, un palestinese, era collegato ad uno spacciatore di Latina, che a sua volta aveva legami con appartenenti allo Stato islamico. Le intercettazioni hanno rivelato, secondo chi indaga, la profonda radicalizzazione in atto di Napulsi. Solo nell’agosto scorso diceva al telefono riferendosi agli occidentali che «bisognerebbe tagliargli la testa e i genitali», critiche all’Italia perché «le donne girano semi nude» e alla Tunisia perché «non vige la Sharia e le donne non portano il velo».