“PEOLPLE HAVE THE POWER”, celebre inno alla libertà e alla democrazia, cantato dal nudo rock di un’appassionata Patti Smith sul finire degli anni ’80, torna nella sua straordinaria attualità a dettare le note e i tempi di un’epoca silenziosamente lacerata, torna nel nostro oggi, nel nostro “qui e ora”.
Torna per cantare l’incertezza che offusca gli sguardi, incatena i desideri in prigioni di odio, che avvelena gli animi, che tramuta i respiri vitali in sospiri rassegnati di questo neonato terzo millennio, torna per dare voce, cuore ed orgoglio ad un’Arte capace di andare oltre il vezzo elitario, oltre un formalismo virtuoso ed emotivamente appagante.
Un’Arte non relegata ad una mera visione estetica ma che sia battito e tumulto, grido e terremoto, sfogo sensibile ma irruento, calibrato ma impetuoso. Un’Arte senza bandiere individuali, senza patrie solitarie, senza demarcazioni di confine, senza estraniate identità. Una festa di colori, di forme, di luce, che annulli e sovrasti il grigiore di una rassegnata sudditanza. Un’Arte che sia risposta corale, pluralismi di idee e di storie, un ‘ode che canti il comune sacrificio, l’onesta moralità, il valore di una vita e la fatica del viverla.
Abbiamo chiesto ai nostri Artisti di interrogarsi sulla delicatezza del nostro momento storico, fermarlo, immobilizzarlo su supporto tattile, lasciarlo libero di urlare, di muoversi e di dibattersi, contemplarne l’istante creativo, dotarlo di un’immortalità che sfidi il tempo, gli spazi e le folli macchinazioni di un sistema padrone. Rendere eterno “questo” momento storico, come stimolo di azione e di pensiero per la nostra contemporaneità, come monito di un sano e coscienzioso saper vivere per le generazioni future, allorquando le parole saranno volate via come utopie di carta, le battaglie saranno concluse senza punire i colpevoli, i vincitori brameranno la gloria, le paure saranno vestite da nuove certezze e i sogni saranno nuovamente materia da plasmare.
GIOVANNI BET, Nato a Vittorio Veneto (TV)nel 1976, dove tuttora vive e lavora. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2010 apre Z-LAB uno spazio espositivo e laboratorio artistico.
“SARA” OLIO SU TAVOLA, 60X80CM, “UHH SIGNUR”, OLIO SU TAVOLA, 46X93CM “Mi piace la notte velata dalle foschie […]” scrive Giovanni in un personale appunto. La notte per Giovanni è il palcoscenico ideale ove proiettare le proprie immagini: figurazioni mai perfettamente delineate, sempre evanescenti, sfuggenti ad una chiara visione d’insieme.
Si dice che un’opera d’arte è tale allorché ne scaturisca una certa ambiguità che induca l’astante a pensare. L’ambiguità nelle opere di Bet , risiede nella costruzione di strabilianti punti di fuga prospettici, nelle cromie tono su tono che conferiscono respiro ad un buio apparentemente senz’anima, nelle ombre, ideale prolungamento di soggetti che portano la loro stanchezza e la solitudine di una vita nelle braccia abbandonate, nelle rughe che solcano la pelle, negli sguardi che tutto comunicano ma nulla suggeriscono, negli individui stessi, figli di una notte “velata dalle foschie”.
BINU BHASKAR, fotografo di origine Indiana, consegue il Diploma di Fotografia Illustrativa a Melbourne, Australia.
“MASKED TIF FINAL” FOTOGRAFIA
Superato l’estemporaneo esaltante sgomento, ascriviamo l’immagine nella nostra percezione cognitiva. La riconosciamo ammirandola, sentiamo emotivamente familiari le forme, i contorni dei corpi, la disperazione dell’attimo, la tragicità dell’evento. Riflettiamo sull’anacronistico intento artistico: una coeva Pietà consumata su di un altare contemporaneo, un sacrificio antico riportato in vita, una luce salvifica che irrompe dal buio. Immersi in un’onirica aurea dal sapore surrealista, i corpi fusi in una sola evanescente entità, paiono sollevarsi, lievitare in un’atmosfera sublimata, di lì a poco cadranno i veli scoprendo le identità, seguiranno la luce, lasceranno la terra. Di nuovo.
SONIA CECCOTTI, Nata a Cascina (Pisa) nel 1974. Diplomata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Vive e lavora a Varese.
“ALICE RICLATA”TECNICA MISTA SU CARTONE ONDULATO, 100X148CM, 2009 “RICICLATA” perché Alice è ritratta sulla modellabile durezza del cartone, materiale salvato dall’oblio e quindi ri-usato e ri-adattato da Sonia per sovra-imprimere un’ Alice cui non siamo abituati. Usciamo dallo stereotipo della meravigliosa Alice d’impronta anglosassone, e recepiamo faticosamente un’Alice privata dello smalto fiabesco, del candore infantile, della leggendaria magia. Alice ora, nel nostro tempo che di incantato non ha conservato nulla, urla, implode, in balia di un’inquietante mutazione corporea e mentale. La crudeltà dell’immagine viene amplificata dalla straordinaria dimensione dell’opera, Alice supera i confini spaziali, sembra volersi liberare materialmente dal soffocante limite imposto, un limite che diviene prigione psichica e fisica.
GIOVANNI DURO, nato a Catanzaro nel 1976 dove vive e opera. Nel 2003 ha completato gli studi in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, specializzandosi in Arti Visive e Discipline per lo Spettacolo indirizzo Scultura.
Svolge attività di ricerca nell’ambito della pittura e della scultura con particolare attenzione ai linguaggi iconici: dal fumetto all’illustrazione.
“DISQUISIZIONE” TECNICA MISTA SU TELA, 100X70 CM, 2009
“Disquisizione”, etimologicamente discorso lungo, investigazione accurata e minuta del vero.
Il vero di Giovanni Duro è una spettacolarizzazione grottesca del dato reale, in uno spazio senza respiro, dominato da un estemporaneo Albero della Vita, campeggiano nella totale brillantezza policroma due figure antropomorfe, brutalmente caricaturali, due recitanti di questa collettiva messa in scena che chiamano Vita. L’atto declamato si snoda tra comunicabilità e sconcerto ermetico, tra cognizione materiale e sensazioni visionarie, tra tragicità canzonatoria e geniale immaginazione.
PAOLO GARAU, nato ad Anzio nel 1975, consegue il Diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma, sezione Scultura, nel 1999 frequenta a Pietrarubba (MC) il Corso TAM di Scultura, presieduto da Arnaldo Pomodoro e con la direzione artistica di Eliseo Mattiacci.
“IN THE SOUL” DIPINTO: OLIO SU TELA, 120X90 CM, 2012
SCULTURA: RESINA DIPINTA, 35X20X24 CM, 2011
L’immagine è dentro la materia, è il nucleo interno, il non-visibile, basta soltanto denudarla, sembra suggerire Paolo. Spogliare l’immagine, arrivare al “dentro” equivale in questo caso, a sezionare i piani, stratificare i volumi, scomporre la visione ed idealmente la certezza razionale, tattile e materica, di essa. Il soggetto, e l’oggetto sperimentato è una testa di uomo intesa, nelle fattezze, come un microcosmo, perfetto nella plastica malleabilità formale, imperfetto nella chiusura cerebrale pre-costituita. L’artista ci offre due visuali dell’uomo-universo: la rassicurante bidimensionalità, dalla superficie smaltata, levigata, cristallina, che obbliga lo spettatore ad una visione frontale e la percorribile tridimensionalità scultorea della massa imperfetta, porosa, vera, privata da costrizioni che ne sporcherebbero l’analisi empirica.
MAURO PALLOTTA, nasce il 20 maggio 1972 a Roma.
Frequenta prima il Liceo Artistico A.Caravillani poi l’Accademia delle belle Arti di Roma, rivelando da subito una mano felicissima nel disegno.
“SPREAD”, SPRAY SU LANA D’ACCIAIO, 80X80CM, 2012
L’opera presentata, dal titolo e dalla figurazione inequivocabile, si distingue per la sua emblematicità.
La sperimentazione concettuale si sposa felicemente con la sperimentazione tattile, il supporto è in lana d’acciaio, materiale ostico, sequestrante, avanguardistico, che l’artista comunque riesce a dominare, assimilabile secondariamente dallo spettatore tramite una compattazione del dato ottico.
Parlando del soggetto, ci si trova calati in un luogo di nessuno, dove si consuma idealmente e silenziosamente il “qui e ora” di noi tutti.
Tornano alla mente immagini di apolitica ribellione, di giovani voci fuori dal coro, di dignità calpestate, di aiuti non dati, di silenzi e di soprusi.
Mauro raccoglie tutto questo, lo immortala nella diretta gestualità di uno sconosciuto senza identità (nessuna identità = tutte le identità), che sfoga sul muro, il luogo di nessuno, la parola-simbolo di una casta corrottamente dominante.
ALESSANDRO PROCACCIOLI è nato a Latina nel 1978. Si è diplomato nel 2002 presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone nella classe di pittura di Andrea Volo. Vive e lavora a Latina.
“CONVERSATION PIECES”, OLIO E ACRILICO SU TELA E TELA GREZZA, NOVE PANNELLI 30X35 CM, 2005/2006
Sette presenze, sette mimiche personalità, sette ri-tratti ripresi ed immortalati in diversi stati emozionali rivolgono il loro “brano di conversazione” altrove, verso un interlocutore che l’astante non vede ma può solo immaginare; la nota particolare è che le sette compresenze paiono incapaci di interagire tra di loro. Ovvero lo specchio fedele del sistema estraniante che governa le nostre esistenze, tendiamo veramente a rivolgere lo sguardo, il pensiero e l’attenzione in un altrove invisibile? Non dovremmo innanzitutto prestare ascolto, ancor prima di pretenderlo ostinatamente?
“Non ho nessuno con cui parlare…” canta David Bowie nel testo “Conversation Pieces”, ed Alessandro sembra voler rimediare a tale assenza di ascolto lasciando, all’interno della composizione modulare, due tele grezze, due tele “diverse”, originali, che incorniciano il nulla incontaminato, la tabula rasa, l’uditore scevro da preconcetti, l’astante perfetto, il confidente immaginario, colui/e che si sottrae all’attuale ed imperante alienazione comunicativa dell’oggi.
ERSILIA SARRECCHIA, nasce a Latina nel 1974. Laureata in Pittura frequentando
l’ Accademia di Belle Arti a Roma. Nel 2002 prende vita l’affascinante progetto de “laranarossa”, vivace laboratorio creativo dai tanti volti artistici. Nel dicembre 2010 inaugura laranarossaGALLERY che oltre ad ospitare lo showroom laranarossa, è una vera e propria galleria d’arte volta alla promozione di giovane arte contemporanea.
“PEOPLE”, 9 ISTANTANEE, 30X45 CM, 2010
“Pur amando la fotografia, non sono una fotografa”, afferma Ersilia. Il fascino per le istantanee è un’amorevole eredità paterna; la pratica, invece, è la caratteristica attitudine alla sperimentazione artistica che da sempre denota il suo spirito eclettico.Le nove immagini presentate, disposte in uno schema tutt’altro che casuale, colgono nove “presenze” dai contorni indefinibili, distratte, di passaggio, assorte, a noi sconosciute perché appartenenti ad una terra molto lontana. Molto lontana ma se venissero, magicamente spostati e ridefiniti i confini tra Occidente ed Oriente, stracciate le democrazie di carta e le monarchie dorate, magari percorrendo un’ideale viaggio a ritroso di secoli, ci accorgeremmo dell’improvvisa caduta di molti falsi miti e illusorie ideologie; ci accorgeremmo che le infinite realtà debbono obbligatoriamente essere ricondotte ad un’unica multiforme appartenenza. Sarebbe, dunque, chiaro che le similitudini superano di gran lunga le diseguaglianze, siano esse i marchi di una celebre multinazionale, siano i concetti degli addii e dei ritorni, siano gli sguardi di speranza rivolti verso un’immaginaria linea d’orizzonte. Ci accorgeremmo, dunque, che le “presenze” di tali fotografie hanno i nostri nomi e un egual vissuto, “presenze” di passaggio, assorte verso un’immaginifica speranza ma soprattutto che il termine “PEOPLE” non conosce restrizioni e costrizioni, etnie e razze, mai come nel nostro “qui e ora”.
EMILA SIRAKOVA nasce a Sofia, in Bulgaria, nel 1984. In Italia frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera. Vive e lavora a Milano.
“KALIAKRA IV”, PASTELLI E ACRILICO SU STRATI DI CARTA OLEATA, 120X80 CM, 2011
E’ una storia antica quella di Kaliakra, affascinante e nostalgica come la sua terra d’origine, la Bulgaria. In un tempo lontano quaranta vergini, per sfuggire alla sodomitica sudditanza del Sultano di Costantinopoli, ricorsero al gesto estremo: intrecciarono tra loro i lunghi capelli e si gettarono dal Capo bulgaro che da allora porta il nome di tale leggenda.
Il sacrificio dunque, la libertà che urla dalla prigionia, l’immortalità spirituale che vince sulla vita negata. Un simbolico percorso di forza che vince sulla resa e sulla costrizione, sulla asservimento cerebrale e fisico ad un qualcosa o ad un qualcuno. Il tutto si anima e ritorna a fluire, ritorna alla Terra e al Cielo, grazie all’intelligente bravura di questa giovane artista.