Mad, rassegna d’arte contemporanea a cura di Fabio D’Achille, presenta un evento legato al libro “A tutti quelli che” di Rosa Rita Iuè. L’appuntamento è per sabato 3 dicembre alle ore 18, presso la Saletta Multimediale della Galleria Civica al Palazzo della Cultura di Latina.
Introduce la giornalista Silvia Frisina. Intervengono l’autrice e la dottoressa Antonia Liguori, ricercatrice. A contorno della presentazione verranno esposte alcune opere artistiche di Daniele Frisina e Andrea Forlenza, ispirate al contenuto del libro. L’evento sarà presentato anche all’interno della manifestazione INVICTUS 2011 in collaborazione con il Comune di Latina Assessorato alla Cultura ed il Servizio Attività Culturali.
IL LIBRO
“A tutti quelli che” è un romanzo di Rosa Rita Iuè a sfondo storico che narra la storia di due donne, una del nord e l’altra del sud, ambientata durante la seconda guerra mondiale.
Nonostante siano passati molti anni, Rebecca continua a scrivere a Nina. Scrive per non dimenticare gli orrori della guerra e per rievocare i bei momenti vissuti con l’amica, conosciuta durante la fuga dai fascisti. Seconda guerra mondiale, gli scontri sono sanguinosi e violenti. Rebecca scappa con i suoi genitori, ma resta indietro e non riesce più a trovarli. Comincia quindi il suo calvario, un percorso che la condurrà sulle montagne e poi a Milano, tra i partigiani.
Sulla sua strada incontra persone pronte ad aiutarla, uomini coraggiosi che combattono per la libertà, donne risolute e ostinate, e Nina. Nina è una giovane napoletana, rapita da un tedesco e poi riuscita a liberarsi, fragile e capricciosa. Le due giovani donne si sentono subito legate l’una all’altra e, durante quei faticosi anni, si sostengono a vicenda, affrontando situazioni drammatiche, nascondendo un segreto doloroso e crescendo insieme.
Pur nella crudeltà della guerra, le protagoniste riusciranno a trovare affetto, comprensione, solidarietà, forza e, soprattutto, amore: Nina sposerà Angelo, Rebecca stringerà un profondo rapporto di amicizia con Carmen e Marta. Un romanzo al femminile, vivo e appassionante, che insegna che si può trovare la bellezza anche negli orrori più terrificanti.
In un tempo odierno così difficile l’intento dell’opera è quello di ricordare a chi ora vuole dividere il nostro Paese, la lotta trasversale per unificare l’Italia, in nome di un più alto senso civico.
NOTE BIOGRAFICHE DELL’AUTRICE
Rosa Rita Iuè è nata il 20 maggio del 1957 a Latina, dove ha vissuto fino agli studi superiori, e si è poi trasferita a Milano. Negli anni Ottanta le è stata diagnosticata una grave malattia genetica agli occhi: per la stesura di questo romanzo ha impiegato due anni, prima registrando e poi con l’aiuto di altri a metterlo per iscritto. Nel 2000 è tornata a Latina, dove attualmente risiede.
FINALITA’
Una parte del ricavato di questo libro andrà devoluto alla Fondazione sulla ricerca sulla retina artificiale “G.B. Bietti onlus” di cui è presidente il professor Stirpe collegata al centro di ricerca del Ferdinando II di Napoli e ad associazioni legate alla patologia visiva, compresa l’Unione Ciechi di Latina.
L’ARTE
Finchè vivrò… Daniele Frisina
“Finché vivrò avrò un solo obiettivo: poter guardare, e farmi guardare, negli occhi, da altri occhi…”
“È questa la frase, in uno dei capitoli centrali del libro che mi ha dato l’input per realizzare il mio quadro. Non è facile tirare fuori da un genere Pop, un’opera ispirata a un libro che parla di guerra, (e che guerra), di distruzione e paura, di sopravvivenza e sconforto. Ma ho voluto accettare la sfida, (più che altro personale) nel riuscire ad analizzare e contestualizzare, servendomi di pochi elementi, gli argomenti che volevo trattare.
L’idea di partenza magari può sembrare scontata e semplice, ma è efficace. come sono efficaci i colori che ho usato: solo rosso e nero, due colori fermi, forti, decisi. Le pennellate sono rapide, e le forme con i contorni non definiti, come ad esprimere l’urgenza di rappresentare una situazione instabile, precaria, sicuramente poco duratura.
C’è una calma apparente, una tregua momentanea.
Il nero, in basso, rappresenta la situazione vissuta: la guerra, la distruzione, tutto ciò che di peggiore può fare l’uomo; il rosso è lo sconforto, che aleggia ancora intorno a battaglia finita.
Lo sconforto e le macerie: fra queste due cose rinasce la speranza,che con gli spazi bianchi si infiltra e ritaglia le figure di due omini stremati dalla situazione, ma che hanno ancora la forza di guardarsi negli occhi, e ritrovare la speranza di ricostruire tutto daccapo, di nuovo, insieme.
Perché è insieme che si ricomincia, è insieme che si condivide dolore e tristezza, che ci si fa coraggio a vicenda, che ci si rimbocca le maniche e si inizia a pensare al futuro. E’ questo il tema centrale del libro che ho voluto a modo mio inserire nel quadro”.
(Daniele Frisina)
L’opera di Andrea Forlenza
“Una vecchia istantanea in bianco e nero raffigurante la distruzione causata dal conflitto, cui Andrea sovrappone un disegno colorato che ci mostra il soggetto della foto non intaccato dagli orrori della guerra, esplica il contrasto, la rottura, il trauma di chi, come le protagoniste del libro, si trova improvvisamente catapultato da una vita normale ad una realtà fatta di scontri, sangue, violenza; da un mondo colorato, dominato da certezze, speranze, progetti, ad un’esistenza buia, dove non è possibile prevedere più nulla, dove tutto ha perso forma: è attraverso la distorsione degli oggetti che Andrea vuole mostrare l’anima delle cose devastate e andate in rovina. La vita diviene una realtà sconosciuta e terribile, la paura della morte prevale su tutto, ma l’incertezza e il terrore vengono esorcizzati dalla volontà di scavare dentro l’uomo attraverso le immagini, i colori: l’arte offre così una possibilità di riscatto e di rivalsa, diventa un mezzo per poter ricostruire quanto era andato distrutto, implicando l’acquisizione di una consapevolezza del passato con le sue brutture e la possibilità di un suo superamento. Una volta il pittore milanese Ernesto Treccani disse: “Vorrei che un giorno si potesse dire del mio lavoro: era in un tempo che andava verso la felicità malgrado le nubi e i flagelli. Di questi aveva coscienza, eppure ha dipinto un giardino splendente. Soltanto chi ha il cuore aperto alle sofferenze del mondo…può aspirare ad esprimere la bellezza”; il cuore aperto di chi, come le due donne del libro, ha vissuto la terribile esperienza bellica riuscendo a superare i traumi che questa gli ha procurato, ma anche di chi, come Andrea, quell’esperienza non l’ha vissuta direttamente ma che ha recepito l’importanza di un simile evento del nostro passato collettivo, interiorizzandolo per poi dargli forma attraverso l’arte, che si offre a noi in tutta la sua bellezza”.
(Laura Cianfarani)