Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Cristina Crea, commercialista del capoluogo:
“Siamo ancora in Democrazia?
Si sa da che mondo è mondo, i regimi dittatoriali si sono sempre arricchiti a discapito del popolo, hanno soppresso la libera informazione usando network di stato per diffondere notizie a loro piacimento ed agevolato il guadagno dei poteri forti come le banche. Ebbene, oggi in Italia sembra che accada lo stesso. Sembra infatti che lo stato stia prendendo in giro le aziende ed i loro relativi dipendenti. Mi soffermerò in questo scritto, soprattutto sulle piccole e medie imprese, poiché queste ultime costituiscono il 92% delle aziende attive nel nostro paese. A tal proposito desidero portare alla luce diverse questioni, seguendo l’ordine cronologico dei fatti.
- Nel decreto Cura Italia vengono sanciti aiuti pari a 600 euro forfettari per le partite iva. Per ottenere il sussidio, come tutti ormai sappiamo, i fortunati titolari di partita iva a cui spettava il bonus, si sono visti violati della propria privacy ed hanno passato notti e notti insonni; mentre quelli meno fortunati sono rimasti a bocca asciutta, perché, ad esempio, cito solo una categoria tra le tante escluse, un professionista che ha dichiarato più di 35 mila euro nell’ultimo bilancio non può accedere al beneficio. Forse secondo l’Illustre Presidente del Consiglio, oggi questi lavoratori, non hanno necessità di mangiare come gli altri.
- Nello stesso decreto sono state promesse le casse integrazioni ordinarie straordinarie ed in deroga per i dipendenti; in questo caso, le aziende si sono dovute rivolgere ai consulenti del lavoro pagando il loro onorario per avviare le pratiche.
Ebbene le promesse che la cassa integrazione sarebbe arrivata entro il 16 Aprile le ha portate via il vento, ma niente paura: le CIGO dovrebbero arrivare il 30 Aprile. Mentre ad esempio le CIGS? Chi avesse diritto alla CIGD, nonché bisogno di liquidità immediata e non fra mesi, può richiedere l’anticipo in banca. Appare semplice la procedura che il nostro presidente ci invita a seguire. Anche l’INPS dichiara di lavorare al fine di semplificare la burocrazia delle pratiche e quindi ci sentiamo più rassicurati dalle loro promesse. Bella presa in giro, ecco a voi un esempio pratico di quanto sia stato “semplificato”.
In data 06/04 la Banca Unicredit (così come le altre, ma di questa ne conservo prova) , richiedeva a colui che avanzasse domanda di anticipo di CIG la seguente semplice documentazione: documento d’identità, codice fiscale, copia del permesso di soggiorno in caso di cittadino straniero e l’autodichiarazione dell’azienda di aver inoltrato la domanda di CIG; unitamente a ciò richiedeva altresì la compilazione di alcuni moduli di facile comprensione ( moduli A1-A2 A3 in caso di CIGO e CIGS e B1 B2 B3 in caso di CIGD, scaricabili dal loro portale).Dopo dieci giorni invece, novità, arriva la semplificazione: viene richiesto anche il modulo Ig Str Aut – Sr41, modello INPS assolutamente incomprensibile per un semplice datore di lavoro e/o il relativo dipendente. A questo punto, dipendenti in stato di necessità, armatevi di pazienza e venitene fuori. Attenzione però, se vi fosse capitato di non pagare una rata di un prestito o della carta di credito, poiché la concessione della Cig (anticipata dalla banca) non è assicurata dallo stato bensì dal vostro store creditizio, infatti in grassetto, gli istituti bancari comunicano: “ l’anticipazione è soggetta a valutazione del merito creditizio da parte della banca”. Rassegnatevi dunque a non vedere un centesimo, anche voi non siete lavoratori come tutti gli altri, quindi niente anticipo.
Per concludere analizziamo ora invece una bella notizia. Sempre il nostro Premier, ci conferma che i prestiti per le piccole imprese salgono da 3 mila a 25 mila euro da restituire anche in 72 mesi. Evviva!
Non ci ricorda però che il rilascio gratuito delle garanzie e l’incremento del massimale di copertura statale del 100% si attuerà solo previa autorizzazione della commissione europea, né tantomeno ci chiarisce la situazione per le partite iva aperte nell’anno corrente. Non ci comunica neppure che i prestiti non sono ad interessi zero, bensì il tasso di interesse ci sarà eccome oltre ad i costi di istruttoria e gestione della pratica.
Ora è vero che ci siamo abituati sin dalle autodichiarazioni a comunicazioni articolate e disposizioni cambiate di continuo, però per non abusare ancora una volta della nostra pazienza, Dott. Conte, le chiedo: è troppo desiderare che da questa crisi non ci si arricchiscano ancora una volta le banche o l’Europa? E’ troppo chiedere che dopo un mese e mezzo di sospensione dal lavoro i dipendenti abbiano soldi sul conto corrente con cui andare avanti senza infinite burocrazie ne limitazioni? In fine è troppo chiedere che una comunicazione ufficiale del presidente del consiglio su una rete istituzionale venga usata al fine di informare in maniera esaustiva gli italiani su cosa gli aspetta, invece di usarla per denigrare l’opposizione? Siamo ancora in Democrazia?
Dott.ssa Cristina Crea”