“Non per fallimento, ma per mancanza di lavoro.” Con queste parole, pesanti come macigni, ci arriva la denuncia di un’attività storica e radicata del tessuto commerciale di Sabaudia: oggi rischia di abbassare definitivamente le serrande dopo 50 anni.
Non è un caso isolato. Ma è un simbolo. Perché dietro quell’attività di ristorazione, ci sono 16 dipendenti, decenni di storia, generazioni di clienti affezionati – sabatini e romani – e soprattutto c’è il grido di dolore di una città che rischia di perdere la propria identità economica.
“Stiamo soffrendo come non mai – raccontano i titolari – le presenze turistiche sono crollate di oltre il 30%, e anche d’estate si lavora poco. Rimanere aperti oggi non ha più senso: le spese superano gli incassi. E così, da ottobre, potremmo trasferirci altrove. A Latina, o a Roma. Ma non perché vogliamo… perché siamo costretti.”
“Sabaudia, un tempo meta ambita del litorale laziale, oggi appare deserta anche a fine luglio” – racconta ancora il commerciante. Non si salva nemmeno il centro, “mancano in alcuni casi cestini per i rifiuti, e la gestione del verde – un tempo fiore all’occhiello – lascia a desiderare”.
La critica si allarga: “È arrivato il turismo del mordi e fuggi. Gli eventi organizzati dal Comune spesso fanno concorrenza ai commercianti che restano aperti 11 mesi l’anno e pagano tasse, Imu, immondizia. E poi si vendono panini e bevande dentro le arene a pochi euro. Ma noi che ci stiamo a fare?”
La denuncia è accorata, e diventa un appello. Non c’è solo rabbia: c’è amarezza, stanchezza, senso di abbandono.
Un appello al Comune: incontriamoci
Il messaggio si rivolge direttamente all’Amministrazione comunale: “I commercianti meritano rispetto. Chiediamo un incontro urgente, per sederci e parlare. Così non si va da nessuna parte. Sabaudia rischia di finire nel dimenticatoio.”
Sabaudia può ancora essere salvata, ma serve una visione condivisa, concreta, partecipata. Chi ogni giorno tiene aperta una serranda per offrire un servizio alla città non può essere lasciato solo. È il momento di ascoltare, e di agire.