Le indagini del commissariato di polizia di Gaeta.
Induzione e sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù, violenza ed estorsione. Con questi capi d’accusa è stata arrestata nella tarda serata di venerdì scorso a Gaeta, Florea Ioana Felicia, di nazionalità rumena e domiciliata in via Indipendenza. La donna, con precedenti aveva attirato in Italia una sua giovane connazionale con la promessa di un posto di lavoro ed una vita migliore. Ma giunta a Gaeta, la realtà che si prospettava alla 19enne era ben diversa. La sua aguzzina utilizzando anche violenza psicologica aveva ridotto in schiavitù la ragazza che era costretta a prestazioni sessuali a pagamento e spesso presso anche le abitazioni dei suoi clienti molti dei quali del posto venivano adescati da Florea Iaona Felicia che fissava gli appuntamenti e gestiva l’attività illecita. Dopo mesi di costrizioni e violenza arriva la svolta. La vittima veniva fermata occasionalmente dagli agenti polizia di Gaeta durante alcuni controlli del territorio e trovata priva di documenti era accompagnata presso il commissariato di via Roma dove dopo un lungo ed attento confronto con la dirigente il vice Questore Marta De Bellis, scoppiava in lacrime e trovando conforto e comprensione riusciva a denunciare la sua aguzzina. Partite le indagini, gli agenti impiegavano poco a risalire alla donna che veniva fermata presso l’abitazione in via Indipendenza. Al termine di controlli, veniva ritrovati anche i documenti della vittima nascosti sotto un comodino e diversi vaglia da diverse migliai di Euro inviati dalla Florea Iana Felicia in Romania, probabilmente provento delle prestazioni sessuali della 19enne. Le indagini che proseguono, attraverso il tabulato del cellulare dell’aguzzina, hanno permesso di ricostruire l’attività estorsiva che la donna stava mettendo in atto nei confronti dei clienti della ragazza, ossia, la richiesta di soldi in cambio del silenzio. Una squallida vicenda che vede una donna sfruttarne un’altra ma che grazie all’intervento della polizia di Gaeta ha permesso di destinare la prima nella mani della giustizia presso il carcere di Rebibbia a Roma la seconda invece presso una struttura assistenziale. Lazio Tv