Assume toni sempre più pesanti la polemica sul caro caffè che ha determinato una frattura tra i titolari di alcuni bar del centro cittadino e la Confcommercio. Ad intervenire nel dibattito che si è aperto Marco Cifra il quale sottolinea come «tutela, supporto e rappresentanza dovrebbero essere garantiti dall’associazione di categoria mentre l’unico dato certo è l’assenza». Il titolare del bar di piazza del Mercato sottolinea la mancanza di occasioni di confronto tese a discutere interventi per il miglioramento del commercio nel capoluogo pontino che vive e si sviluppa in maniera selvaggia. «La associazioni ci parlano di sviluppo commerciale, di marketing, promozione – commenta Cifra – tutti argomenti che andrebbero affrontati tutti insieme e che coinvolgono anche questioni come servizio, qualità, aperture e chiusure, turni di ferie, problemi del centro e non. Invece nella di tutto ciò. Siamo disponibili a ricucire eventuali strappi e ad accogliere eventuali proposte perchè abbiamo bisogno di un interlocutore ma le minacce non servono e non hanno mai fatto bene ad alcuno». Rispetto all’oggetto del contendere, l’aumento del prezzo del caffè, il titolare del bar parla di piccolo ritocco e cita i casi di Roma e Milano dove tale aumento è in vigore già da due anni ed è stato gestito dalle associazioni di categoria in accordo con gli operatori. «Invece – conclude – siamo soli perché non esiste sinergia». Cifra coglie l’occasione per ricordare un’altra questione mai risolta, quella dei gazebi esterni per i quali è scaduta la proroga il 28 febbraio scorso, con il risultato che tutti i titolari di bar e locali pubblici sono rimasti in balìa di una risposta che si fa attendere da sette anni mentre si procede con autorizzazioni a tempo. «Su questo argomento – aggiunge Cifra – mai un comunicato, mai una conferenza o un incontro, magari anche uno scontro che sia però costruttivo e porti a qualcosa di buono». Ognuno, insomma, parla il suo linguaggio e procede con proprie iniziative: di progetti comuni neppure l’ombra.
Elena Ganelli dal Corriere Pontino del 10 marzo 2011