L’Italia in crisi economica sempre piu’ nelle mani degli strozzini. Si stimano in 600 mila le vittime dell’usura, di cui 200 mila commercianti.
Questi ultimi versano ogni anno ai loro carnefici un tributo che si aggira sui 20 miliardi di euro. Ed ogni giorno sono 50 le imprese che chiudono i battenti perche’ vessate. A fronte di queste cifre, e’ risibile il numero delle denunce (poco piu’ di un migliaio l’anno).
Il quadro del fenomeno e’ fornito da un rapporto su “L’Italia incravattata” realizzato da Sos Impresa-Confesercenti e presentato in occasione del ‘No usura day’. In Campania, Lazio e Sicilia si concentra un terzo dei commercianti coinvolti. Le province piu’ a rischio sono Pescara, Messina, Siracusa, Catanzaro, Taranto, Latina e Vibo Valentia. E’, ha detto il presidente di Confcommercio Marco Venturi, “una piaga devastante, che nel nel 2009 ha fatto sparire 20 mila imprese e 100 mila posti di lavoro”. E l’usuraio e’ spesso (si calcola in un caso su tre) anche un mafioso.
Le organizzazioni criminali usano infatti i prestiti usurai per impadronirsi delle attivita’ economiche e riciclare denaro sporco. Naturalmente ci sono anche gli strozzini “in giacca e cravatta”, investitori professionisti che stazionano alle aste giudiziarie e lavorano in modo sistematico all’espropriazione delle aziende dei malcapitati. Tra le ‘mode’ emergenti c’e’ anche l’usura di giornata: coinvolge piccoli commercianti, ma pure titolari di attivita’ di media dimensione che, per mantenere aperto l’esercizio e pagare i fornitori, si rivolgono agli usurai. Questi ultimi la mattina prestano i soldi (mediamente mille euro) e la sera passano a ritirare il capitale, maggiorato dagli interessi del 10%.
La crisi economica non fa che aggravare la situazione, insieme alle banche, sempre piu’ avare nella concessione del credito alle piccole e medie imprese. E’ chiaro quindi, osserva Venturi, che “la legge 108 del ’96 non ha dato i risultati sperati e va rivista: serve incentivare le denunce, ancora troppo poche, snellire le procedure”. Appoggia la battaglia di Confesercenti Walter Veltroni. “L’usura – osserva – si sta diffondendo in tutto il Paese e da parte del Governo non ci sono state iniziative di contrasto, anzi con lo scudo fiscale si e’ data alle organizzazioni criminali un’arma per mettere le mani sulle imprese in difficolta”‘. Responsabilita’, aggiunge, “sono da ricercare anche nel sistema bancario troppo chiuso nel rapporto con le piccole e medie imprese e nei tempi della giustizia troppo lunghi contro gli usurai, altro che processo breve!”.
All’invito a fare di piu’ risponde il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, ricordando che il Governo “ha finanziato con 74 milioni di euro il Fondo di prevenzione che abbiamo trovato vuoto, ha attivato nelle prefetture delle citta’ piu’ a rischio usura Nuclei di valutazione che esaminano casi concreti in cui il sistema bancario si comporta in maniera troppo rigida e burocratica riguardo all’erogazione del credito alle imprese”. Ma, avverte, “serve collaborazione anche da parte delle vittime, che spesso usano impropriamente le somme erogate dal Fondo di solidarieta”‘.
E’ il caso, rileva, del commerciante che “ha ricevuto 200 mila euro dal Fondo ma li ha utilizzati per giocare al Superenalotto. Forse – ragiona – e’ il caso di usare una speciale elargizione una tantum, nonche’ una qualche forma di tutoraggio, in modo che le somme vengano utilizzate correttamente e non dilapidate”. Quanto a nuove leggi, conclude, “basterebbe intanto approvare quella che modifica la 108, passata al Senato e ferma da piu’ di un anno alla commissione Giustizia della Camera”.
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