Prima udienza questa mattina davanti alla Corte d’Assise di Latina, presieduta da Pier Francesco De Angelis, del secondo processo per l’omicidio di Fabio Buonamano, ucciso in via Monte Lupone il 26 gennaio dello scorso anno con tre colpi di pistola. Dopo la condanna all’ergastolo inflitta dal giudice per l’udienza preliminare Nicola Iansiti il 22 febbraio nel corso del processo con rito abbreviato a Costantino Di Silvio, oggi sarà lo zio Giuseppe detto Romolo a dover rispondere come concorrente in quella che gli investigatori ritengono una esecuzione nell’ambito della guerra criminale esplosa all’inizio del 2010 nel capoluogo pontino. I due esponenti del clan hanno quindi scelto strade processuali diverse tanto che Patatone fin dal momento del suo arresto aveva confessato di avere ucciso lui Buonamano nel tentativo di scagionare completamente lo zio, una strategia che però non ha funzionato visto che l’accusa, rappresentata in aula dal pubblico ministero Marco Giancristofaro, nella sua ricostruzione del delitto, ha ritenuto che ci fosse la piena e totale partecipazione di Romolo, chiamato a rispondere di concorso in omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla particolare crudeltà e dai motivi abietti e futili. A nulla sono valsi, in sede di udienza preliminare i tentativi degli avvocati di smontare, pezzo per pezzo, la tesi dell’accusa e ridimensionare gli elementi raccolti a carico del 44enne. Secondo il pm fu Romolo a sparare a Fabio Buonamano, mentre il nipote lo teneva fermo. Ricostruzione che sembra essere stata accolta dal gup il quale ha anche respinto la richiesta di dichiarare nulle le intercettazioni telefoniche e le perizie sul berretto rinvenuto sul luogo del delitto e ritenuto appartenente a Romolo. Nel processo che si apre oggi si scontreranno dunque le due tesi, quella della Procura e quella dei legali di Romolo, gli avvocati Carlo Alberto Melegari e Giuseppe Poscia, con il supporto dei testimoni e di tutti i rilievi tecnici e scientifici, intercettazioni comprese, effettuati durante le indagini.
Elena Ganelli dal Corriere Pontino del 12 maggio 2011