Dal carcere al tribunale per rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari Matilde Campoli. Settimo Pizzimenti, 31enne, convivente della mamma della piccola Vanessa, 10 mesi, arrivata il 22 gennaio scorso al Gemelli di Roma in gravissime condizioni, deve rispondere di tentato omicidio. Ma dalla pesante accusa di aver picchiato e maltrattato una bambina di 10 mesi fin quasi ad ucciderla, Pizzimenti continua a difendersi, ribadendo una volta di più la propria versione dei fatti. Quella stessa versione che non ha convinto il pm Raffaella Falcione, che venerdì scorso ne ha chiesto la custodia cautelare in carcere. «Non avrei mai fatto male a quella bambina – spiega al giudice il 31enne – Ci giocavo sempre, la accudivo quando la mamma era al lavoro». Aveva addirittura chiesto un permesso speciale al suo datore di lavoro, Pizzimenti, proprio per consentire a Manuala Patrei, la madre di Vanessa, di recarsi al lavoro. Quel sabato 22 gennaio aveva fatto lo stesso. La piccola però, intorno alle 12, aveva sbattuto accidentalmente la testa allo stipite di una porta. Poi, senza piangere, aveva ripreso il gioco e poco dopo aveva mangiato. Solo alle 15 Pizzimenti, recandosi nella camera dove la bambina dormiva, si era accorto che aveva gli occhi sbarrati e non reagiva. Ma per il giudice l’attendibilità di Pizzimenti «appare minata» non solo da questo racconto ma anche dalle stesse indagini. L’uomo, negli orari indicati, era infatti l’unico custode di Vanessa. E quelle lesioni riportate nella relazione preliminare del medico legale Giovanni Arcudi, (ecchimosi sul torace, l’addome, sul collo e sul capo, frattura del braccio ed emorragia cerebrale) non sono compatibili con quanto riferito al giudice. Ma, per Gip, sono «frutto di un’azione efferata e malvagia».
Laura Pesino dal Corriere Pontino del 6 febbraio 2011