Lo dice una classifica di Legambiente.
I capoluoghi del Lazio non sono virtuosi. Lo dice Ecosistema Urbano 2014, l’indice di valutazione, costruito da Legambiente insieme ad Ambiente Italia in collaborazione con Il Sole 24 Ore, che studia dati e parametri nell’ottica di fornire una rappresentazione del livello di vivibilità dei centri abitati italiani. L’analisi condotta non fa emergere alcun capoluogo del Lazio come particolarmente virtuoso in nessuno degli aspetti della ricerca e neanche il confronto con l’anno passato suggerisce importanti passi in avanti. La classifica secondo il punteggio finale, vede la sola città di Rieti sopra la media nazionale sulla vivibilità, al 26° posto; in coda vi è la città di Frosinone che si pone al 92° posto. Una regione che – spiega Legambiente Lazio – continua ad essere ricoperta dai rifiuti, secondo quanto emerge dai numeri relativi alle tonnellate di RSU raccolti e alle percentuali di differenziata per l’anno 2013. A Latina e Frosinone ancora troppi i rifiuti pro-capite (rispettivamente 567,3 e 581) e basse le percentuali di differenziata (30% e 15%). Per quanto riguarda la qualità dell’aria, Frosinone rileva invece la sua situazione critica sui livelli di particolato (PM 10), unica città italiana che, insieme a Benevento, registra un valore medio superiore a quello considerato pericoloso per la salute umana (40 µ/mc). Le condizioni dell’aria – spiega l’associazione ambientalista – scaturiscono principalmente da uno dei grandi problemi delle province laziali: la mobilità. Il numero di automobili circolanti nelle città del Lazio è alto e provoca problemi alla salute e le note ripercussioni su traffico, privato e pubblico. Una media di 70 veicoli ogni 100 abitanti sono un numero eccessivo per centri che in gran parte non sono adatti al traffico privato e che vedono piazze e altri spazi pubblici diventare soltanto grandi parcheggi e scomode arterie di scorrimento, e che, oltretutto, portano a tassi di incidentalità spaventosi. Ambiti poco rassicuranti vengono poi dalla gestione dell’acqua: ad eccezione di Frosinone, i consumi quotidiani di acqua per abitante sono molto alti. Sistema idrico che inoltre vede perdere una rilevante parte della quantità d’acqua immessa: Frosinone perde il 76% di quanto immesso in rete. “Allarmanti anche i numeri sulla dispersione idrica dei nostri acquedotti – prosegue Scacchi – nell’era dei cambiamenti climatici e del dissesto idrogeologico, non è più possibile avere tubature ‘colabrodo’ e in via di peggioramento come vediamo nel Lazio”. Lazio Tv