Ricevimo e pubblichiamo la lettera di una nostra lettrice.
“Mentre Carlo Azeglio Ciampi veniva a mancare, presso l’ospedale Civile S. Maria Goretti di Latina, si spegneva lentamente mio zio David Manciocchi, anni 88. Probabilmente la sua è stata una agonia simile, ma solo nel dolore fisico, a quella dello statista, ma sicuramente molto molto diversa da ogni altro punto di vista: mio zio è stato costretto a spendere le sue ultime 28 ore su una barella di un Pronto soccorso sovraffollato che faceva pensare ad un campo ospedaliero della Cambogia di 20 o 30 anni fa (di quelli che si vedono solo nei film o nei documentari del terzo mondo per intenderci); solo, perché i suoi parenti sono stati a loro volta costretti ad attendere in sala di aspetto con la sola possibilità di intravederlo da lontano quando possibile per non intralciare il lavoro di assistenza di tutto il personale medico che si affannava a stare dietro a tutto e tutti, a farsi largo tra i letti con i pazienti; peccato che dopo aver fatto tutto il possibile non potevano far altro che continuare ad ammassarli, visto che i reparti erano chiusi e non accettavano ospedalizzazioni.
Mi auguro, ma ne sono più che sicura, che la famiglia Ciampi non abbia dovuto assistere a quello che mia madre 85enne e noi tutti abbiamo assistito:
Stanzone delle visite convertito in stanzone visita e degenza, con letti ammassati, uomini e donne senza distinzione di età su letti di emergenza divisi tra loro solo dalle coperte , che potevano essere raggiunti dagli ausiliari per l’assistenza solo facendo sfilar via il letto da quell’ammasso di dolore
mancanza di coperte per i malati in attesa di visita (mio zio è stato in attesa di visita dalle 18,30 alle 23,00 aveva la febbre e tremava per il freddo, la coperta gliel’ha passata un’altra paziente che lungimirante, se l’era portata da casa)
senza cuscini (mia madre è riuscita a portarglielo solo dopo aver discusso aspramente con il medico per potersi avvicinare al letto del fratello morente)
bambini di 3 anni in braccio a mamme stremate, su una panca in attesa di una radiografia alle 3 del mattino dopo 6 ore o più di fila
Donne in gravidanza costrette ad aspettare 10 ore per un esame (alla faccia del fertility day!!!).
bagni della sala di visita privi di carta igienica, ho dato io dei fazzoletti di carta ad una ragazza che cercava di aiutare la madre malata di Parkinson in attesa di visita medica da ore
In tutto questo disgustoso scenario, un enorme plauso ai medici ed al personale sanitario che cercavano di destreggiarsi e cercavano soprattutto di non perdere la pazienza tenendo tutto sotto controllo, anche noi parenti che, in fondo, volevamo solo portare un po’ di conforto ad un anziano morente. Hanno cercato di allontanarci a volte anche in malo modo, alcuni si sono arresi ed hanno perlomeno permesso di farcelo vedere dalla porta dello stanzone della vergogna; altri, resi cinici dallo stress di una situazione lavorativa veramente intollerabile, hanno avuto un po’ meno pazienza, ma comprensibile anche questo. Purtroppo siamo riusciti ad avvicinarci a mio zio solo quando ormai morto hanno sfilato il suo letto dalla fila dei letti dello stanzone.
Ho provato a capire in queste 28 ore il motivo di questo caos; mi dicevano che non potevano ospedalizzare nessuno nei reparti di pertinenza perché erano parzialmente chiusi ein grado di ricevere nuove degenze solo da lunedì 19. Ho pensato a lavori di manutenzione (di moltissimi reparti contemporaneamente…. Strano….ed anche se così fosse stato non sarebbe comunque accettabile) ma poi è uscito fuori il vero motivo…. L’ospedale Civile di Latina, non è un’ospedale civile ma un’azienda sanitaria!!!!! Eh si, per permettere al personale di poter usufruire delle ferie obbligatorie per legge, sono stati chiusi parzialmente molti reparti!!!! Che verranno riaperti quindi lunedì 19 Settembre, quando verosimilmente tutto il personale ritornerà al lavoro.
Trattandosi di un’azienda anche se sanitaria, probabilmente chi la gestisce ha dovuto fare i conti con il budget, e piuttosto che sforarlo prendendo personale in sostituzione (probabilmente personale senza lavoro che chissà cosa avrebbe fatto per poter lavorare 1 o 2 mesi), piuttosto che sforarlo e perdere il bonus annuale, ha venduto la dignità di tutti noi, pazienti, cittadini e lavoratori.
Mio zio è morto dopo 28 ore di agonia, solo e ammassato in uno stanzone con persone sconosciute e sofferenti come lui, senza conforto dei parenti, lasciando la sorella 85enne sconfortata perché non è stata in grado di salutarlo un’ultima volta. Ce l’hanno lasciato a nostra disposizione dopo, si certo, dopo hanno trovato uno stanzino per noi e per lui, ed il medico (povero disgraziato) ci ha messo 2 ore a raggiungerci per dirci come erano stati i suoi ultimi istanti di vita e cosa era esattamente successo, dopo che la sorella era stata allontanata dallo stanzone dell’ammasso della vergogna.
No, non credo che l’On. Ciampi o la sua famiglia abbiano passato allo stesso modo le ultime ore di vita del defunto. Eppure mio zio come tutti quei poveri pazienti dello stanzone che lui si è lasciato dietro, sono cittadini italiani come lo era il Sig. Ciampi… e mentre in sala di aspetto vedevo scorrere le immagini di tutte le notizie sulla sua morte, io mi sono veramente sentita cittadina non di serie B ma non classificata, io come tutti quelli che erano intorno a me, ai quali non è lasciata neanche la possibilità di morire o di sopravvivere o anche solo di lavorare, in maniera dignitosa. Anche questo ci è stato tolto per garantire il rispetto del budget ed il bonus a qualcuno che gestisce quella azienda ma che sono sicura in quell’azienda non si farebbe di certo mai curare.
Veramente i miei massimi complimenti per i bonus che raggiungeranno il personaggio o i personaggi che gestiscono questa “azienda”, bonus che Vi ricordo sono pagati con le tasse di questi pazienti, dei loro parenti e dei lavoratori! Spero tanto ve li godiate alla faccia di tutti noi cittadini, pazienti e lavoratori!” Rosa Malgieri