“Ora mi chiama, e mi dice che è tutto a posto”, continua a dire la moglie di Massimiliano Ramadù, Annamaria Pittelli. Lo racconta una zia del militare ucciso, Rosa Natella. La signora Pittelli aveva sentito il marito ieri sera, solo un attimo, attraverso Skype. Lui le aveva detto: “Sto bene, tutto a posto, ci sentiamo”. Doveva essere l’ultima missione per lui che era già stato in passato a Kabul e Nassiriya. Aveva deciso di mettere su famiglia. “Massimiliano era preoccupato e dispiaciuto di dover partire, non voleva lasciare sua moglie, con cui era sposato da un anno – ricorda lo zio Luciano Ramadù – Per questo a marzo era sceso da Torino, dove viveva con lei, per accompagnarla a Cisterna di Latina dai suoi genitori”. “L’ultima volta che ho visto mio nipote è stato a marzo – continua – Era venuto a Cisterna per salutare la sua famiglia prima di partire per l’Afghanistan. Era un bravo ragazzo, si era fatto da solo. Già aveva partecipato a un’altra campagna in Afghanistan, ma questa volta gli dispiaceva dover partire”.
Si era sposato l’11 luglio 2009, Massimiliano Ramadù, e solo pochi mesi dopo era partito per la missione. “Era uno sportivo, una persona solare che amava il suo lavoro, dice un cugino della mamma, Luciano Massimiani, sceso dall’appartamento di Cisterna di Latina per parlare a nome della famiglia. Quando ha avuto la notizia, il papà di Massimiliano ha avuto un malore ed è stato necessario l’intervento di un’ambulanza.