Individuavano le loro vittime attraverso una complessa rete di contatti locali, insinuandosi nei precari equilibri finanziari di ristoratori, commercianti e imprenditori del settore ittico di Fondi, Monte San Biagio e Terracina, gravati da difficoltà economiche e dalla mancanza di liquidità . Li approcciavano in modo amichevole, ne conquistavano la fiducia e poi offrivano la possibilità di ottenere prestiti illimitati per tamponare l’emergenza. Poco per volta però gli imprenditori vedevano lievitare i tassi, ritrovandosi imprigionati nella morsa dell’usura, costretti a vendere le proprietà per far fronte ai debiti. Nessuna azione eclatante per reclamare il denaro, ma una subdola e costante azione di minaccia e di intimidazione rivolta alle vittime sull’orlo del collasso economico. Un giro d’affari per centinaia di migliaia di euro, gestito, secondo le indagini del commissariato di polizia di Fondi, dalla famiglia Fiorillo, noti imprenditori del settore ittico di Terracina, con interessi nel campo delle aste del pescato e sull’intera flotta di pescherecci operanti nel basso Lazio. L’indagine, scattata a settembre del 2010 dopo una prima denuncia, ha portato ieri al sequestro di beni mobili e immobili riconducibili alla famiglia, operato dal commissariato di Fondi, coadiuvato dal commissariato di Terracina e dalla Squadra mobile di Latina. Un patrimonio di 16 milioni e 300mila euro, secondo gli investigatori accumulato in anni di attività di usura ed estorsione. Il provvedimento di sequestro preventivo richiesto dalla Procura di Latina, e ancora in attesa della convalida del tribunale di Latina, ha riguardato conti correnti bancari, polizze assicurative e pacchetti azionari per quattro milioni e mezzo di euro. Ma i sigilli preventivi sono scattati anche per la società e l’attività commerciale della famiglia e per 12 immobili, tra cui ville di pregio, appartamenti e locali commerciali al centro di Terracina per un valore di otto milioni di euro, oltre a uno yacht di lusso da 200mila euro ormeggiato a Pordo Badino, una moto d’acqua, tre automobili e una moto. A settembre del 2010 fu un imprenditore di Terracina, sull’orlo del tracollo finanziario, a sporgere la prima denuncia, raccontando i primi prestiti, i favori e i toni amichevoli in breve tempo diventati minacce e intimidazioni. Dopo di lui altri tre ristoratori e un commerciante ittico. Ma le vittime accertate dagli investigatori coordinati dal vicequestore del commissariato di Fondi Massimo Mazio, sarebbero almeno altre dieci. Tutte titolari di attività tra Terracina, Monte San Biagio e Fondi, tutte nel mercato del pesce. Nel registro degli indagati, per usura ed estorsioni, sono finiti padre e figlio, Bruno e Antonio Fiorillo. Ma i beni sequestrati risultano tutti intestati alla donna della famiglia, sulla carta separata dal marito. L’inchiesta ha subito una decisa accelerazione da parte del sostituto procuratore Raffaella Falcione proprio perché la famiglia stava provvedendo a dismettere i conti correnti bancari e a trasferire somme e proprietà altrove. A difendere la famiglia l’avvocato Giulio Mastrobattista che, in caso di convalida del sequestro da parte del Gip del tribunale di Latina, annuncia ricorso al Riesame.
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dal Corriere Pontino del 29 maggio 2011