Un tono deciso quello di Valentino Vaccaro. Un coraggio e una tempra fuori dal comune. E la determinazione di chi sa che solo un nuovo obiettivo può permettergli di affrontare la tragedia di un figlio ucciso.
Solo a tratti, quando un pensiero, un ricordo, un volto familiare o una parola attraversano la mente, gli occhi si inumidiscono per qualche istante. La morte di Matteo pesa come un macigno, «sapete – dice – peserà per sempre ». E come potrebbe essere altrimenti. I colpevoli ci sono già. Sei giovanissimi in carcere per concorso in omicidio. Ma non basta questo a un padre che vuole capire perché, che vuole risposte e giustizia, che si interroga, che attende con ansia un processo difficile e delicato. «Chiedo l’aiuto di tutti – dice Valentino Vaccaro – In questi giorni le persone mi fermano, parliamo. è un segnale. L’ho detto anche al funerale di Matteo: questa morte non deve essere inutile. Serve una reazione della città, per fare in modo che chi non ha paura, chi decide di non accettare le angherie e i soprusi non si senta isolato». In cantiere c’è il progetto di un’associazione per legalità che porti il nome di Matteo Vaccaro. «Presto – aggiunge – pianteremo un albero con una targa in suo ricordo, nel parco dove è stato ucciso». Parte da qui Valentino Vaccaro, da qualcosa di concreto che possa dare un senso a tutto. Ma da ex professore di educazione fisica e istrutture di nuoto, da gestore di un locale che a contatto con i giovani vive continuamente, parla anche di queste nuove generazioni abbandonate a se stesse e preda di facili e falsi miti. «Per me i giovani sono quelli di sempre, quelli che ricordavo io – racconta – ma i miei figli mi mettevano in guardia, mi dicevano: tu non sai cosa c’è fuori. Non li conosci. E avevano ragione. Loro sapevano, io no perché il ristorante non era frequentato da queste persone e i miei figli mi dicevano sempre di far fare a loro e di restarne fuori». Le parole più dure sono per le famiglie: «La colpa – continua Valentino Vaccaro – è di chi mette al mondo i figli e non li educa, di chi li abbandona e non li controlla. Ad oggi non abbiamo avuto messaggi di pentimento da parte di nessuno. Ognuno poi farà i conti con la propria coscienza». Ce n’è anche per le istituzioni alle quali il padre di Matteo chiede risposte: «Non mi fermo qui – promette – vado a fondo». E per i politici, molti dei quali hanno partecipato ai funerali di sabato scorso: «Se vogliono contribuire a costruire la legalità in questa città ben venga, se vogliono fare campagna elettorale non ci interessa». Poi c’è Matteo, 29 anni spezzati da un colpo di pistola. C’è la sua passione per gli animali, il suo lavoro, la sua giovane fidanzata, la sua cerchia selezionata di amici che ora non molla un momento la famiglia Vaccaro. «Matteo, come ha detto mia figlia Giorgia il giorno dei funerali, era un ragazzo schivo, parlava poco, selezionava molto le amicizie e le frequentazioni. Era buono, ma era un tipo tosto. Non accettava i soprusi, era fatto così. Quella sera di sabato, la sera della prima lite, voleva solo difendere la mamma e la sorella. Io ora aspetto la giustizia vera». La salma di Matteo intanto sarà cremata domani a Viterbo.
Laura Pesino dal Corriere Pontino del 10 febbraio 2011