Per dieci lunghissimi anni avevano taglieggiato un commerciante del capoluogo, caduto nella rete degli strozzini in un periodo di crisi della sua concessionaria di auto. Il dramma era iniziato da un prestito di 100mila euro chiesto alle persone sbagliate, che negli anni aveva costretto la vittima a sborsare fino a 400mila euro, subendo di tutto. Dalle minacce verbali, alle aggressoni fisiche, ai pestaggi al resto della famiglia, fino al sequestro di persona del figlio del commerciante, rilasciato solo dopo la consegna di una parte consistente del debito. Per usura ed estorsione erano finiti in carcere, il 29 giugno scorso, quattro esponenti del clan Ciarelli, Carmine, Ferdinando e Pasquale, insieme ad Andrea Praddissitto. Ora la Procura di Latina, i sostituti procuratori Chiara Riva e Raffaella De Pasquale, ha chiuso ufficialmente l’inchiesta e notificato l’avviso di conclusione indagini ai quattro indagati, ricostruendo nel dettaglio l’attività criminale del gruppo, la rete dell’usura organizzata dagli esponenti della famiglia, i metodi utilizzati per costringere le vittime di turno a consegnare le somme di denaro chieste di volta in volta, a fronte di quel prestito iniziale concesso per salvare l’impresa. L’inchiesta della Procura, condotta dagli investigatori della Squadra mobile, è scattata dopo la guerra criminale scoppiata nel capoluogo nel gennaio del 2010. Le intercettazioni telefoniche su una serie di utenze dei clan nomadi coinvolti avevano rivelato l’esistenza di attività criminali proseguite anche dopo la guerra criminale i primi arresti, dopo il ferimento di Carmine Ciarelli e l’arresto di Andrea Pradissitto, il più giovane, sorpreso in via Grassi, a marzo di un anno fa, con un’arma carica e pronta a sparare. Le intercettazioni e le successive indagini della polizia avevano confermato tutto, svelando anche una lunga serie di intimidazioni rivolte all’imprenditore di Latina. L’ultima delle quali per mano di Carmine Ciarelli che, pistola in pugno, aveva intimato all’uomo di ritirare una denuncia presentata in Questura.
Laura Pesino dal Corriere Pontino del 30 marzo 2011