Un ospite fra i tanti, seduto sulla poltroncina degli studi di Canale 5, immerso in un circo mediatico che dibatte di un caso di cronaca che vede vittima una bambina di 10 mesi.
C’è una pesante accusa a carico di Settimo Pizzimenti, 31enne. Quella del tentato omicidio della piccola, figlia della sua convivente, che ha lottato per giorni contro la morte in un lettino di terapia intensiva dell’ospedale Gemelli di Roma. Il referto dei medici dell’ospedale romano indica un trauma cranica grave, un versamento di sangue agli occhi e diverse ecchimosi sulle braccia. Due giorni dopo il ricovero, Pizzimenti viene indagato dalla procura di Latina. Ma l’uomo, già padre naturale di una bambina di due anni e mezzo nata da una sua precedente relazione e affidata alla madre, non rinuncia a un dibattito televisivo. Non si sottrae alle domande, anche pesanti, ma i suoi racconti restano carichi di lacune e vuoti. «La trattavo come se fosse mia figlia», esordisce rispondendo alle prime domande. Poi si difende dalle accuse del pubblico in sala, che chiede con insistenza come mai non abbia chiamato immediatamente i soccorsi. «Perché la bambina non ha pianto – replica – La botta non è stata violenta. E alla mamma l’ho detto subito». La tesi sostenuta continua ad essere quella di un colpo accidentale contro lo stipite di una porta. Ma questa ricostruzione non basta a spiegare le ferite e la gravità delle condizioni in cui la piccola è arrivata alla pronto soccorso. Quanto poi ai lividi antecedenti al trauma di sabato 22 gennaio, Pizzimenti tenta ancora di difendersi dall’accusa di non aver segnalato: «Non ha denunciato niente neanche la pediatra», dice. Il pubblico della trasmissione chiama poi in causa anche la mamma Manuela, quella che avrebbe dovuto vigilare e proteggere, l’unica che, in questa oscura vicenda, non risulta indagata dalla Procura.
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Laura Pesino dal Corriere Pontino del 31 gennaio 2011