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Home ATTUALITA'

Maldive del Salento: curiosità e leggende sulle streghe

Redazione by Redazione
5 Febbraio 2019
in ATTUALITA'
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Maldive del Salento: curiosità e leggende sulle streghe
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Esistono in Puglia, sulla costa che va da Gallipoli a Santa Maria di Leuca e, più precisamente, nella zona corrispondente ai dintorni di Pescoluse, luoghi incantati che rimandano alla bellezza delle Maldive, grazie al fulgore di un paesaggio da atollo dell’Oceano Indiano (acque di cristallo e spiagge di ambra purissima).

Immaginatevi un mare pulitissimo, protetto e curato tanto da meritarsi l’attribuzione dell’ambito riconoscimento della Bandiera Blu di Europa, popolato da una marea di pesci multicolori spinti fin qui dalle correnti africane, e visualizzate spiagge, ricche di ginestre, di rari gigli di mare e di erba medica marina, affollate da turisti provenienti da tutto il mondo alla ricerca del relax nei migliori resort Maldive del Salento, attirati qui dall’abbinata delle meraviglie naturali con le infinite possibilità di divertimento offerte dalla zona: avrete così un’idea della bellezza unica di questo luogo.

La leggenda delle macàre, le streghe del Salento

L’unicità e la particolarità delle Maldive del Salento non si ritrova però solo nelle caratteristiche del suo paesaggio naturale. Da secoli la magia di questo antico luogo del Salento si collega alla moltitudine di racconti su un tipo particolare di streghe, dette macàre.

I suoni del promontorio del Salento, le sue rocce e la sua risacca sono infatti diventati motivo scatenante del proliferare di numerose storie poi tramandatisi nei secoli fino ai nostri tempi. Una leggenda dice che, nelle notti tempestose, le streghe (i suoni della risacca) danzano e urlano nelle cavità della roccia e non esitano a trascinare via chiunque si avvicini alle scogliere.
Un’altra leggenda, probabilmente associata all’urlo sottile dei due mari che si incontrano, trasportato su un piano magico e simbolico, racconta di un bambino che piange nel vento ogni notte.

È facile comprendere che queste sono le leggende che gli antichi usavano per giustificare i fenomeni fisici dovuti al vento e alle cavità rocciose. In altri casi il popolo giustificava e spiegava in qualche modo la depressione e la follia di donne comuni, definendole màcare.

Caratteristiche e poteri delle streghe del Salento

Le macàre, infatti, spesso avevano una doppia personalità, perché erano madri e mogli durante il giorno e di notte diventavano streghe.
Queste donne, vecchie o giovani, di notte, indossando vecchi stracci, stracci neri o qualche volta anche nude, giravano per i villaggi ed entravano nelle case delle persone per lanciare incantesimi (chiamati macarìe), maledire i bambini o ucciderli o rapirli come vendetta per non essere state invitate al matrimonio o al battesimo di qualcuno.

Secondo la tradizione, di notte erano anche solite strofinarsi una pozione sulla pelle mentre recitavano una formula magica e si trasformavano in animali come uccelli o gatti neri, serpenti o maiali.
Usavano i loro poteri per punire mariti, amanti o amici infedeli. Qualcuno dice anche che quando sorprendevano qualcuno di notte lo costringevano a ballare con loro continuamente per tutta la notte ripetendo sempre lo stesso ritornello, poi lasciavano libero il povero malcapitato all’alba, quando perdevano il loro status di streghe e ritornavano mogli e madri. Erano dunque pericolose e temibili soltanto durante la notte.

La macàra della leggenda è una donna ambivalente, può infatti trasformarsi in vari tipi di animali, può commettere atti bizzarri, fare semplici dispetti o addirittura compiere rituali di magia nera, ma può anche fare del bene e ricoprire talvolta il ruolo di maga bianca. Infatti, secondo la tradizione, la macàra era anche in grado di preparare filtri e farmaci per curare tutto ciò che era negativo o nocivo per il

corpo o la mente di un essere umano, oppure poteva, tramite i suoi poteri divinatori, ottenere informazioni su qualcosa o qualcuno che era lontano, ad esempio su uomini che erano partiti per la guerra; quindi la gente andava da una macàra per chiedere aiuto e spesso beneficiava dei suoi poteri.

Metodi per allontanare le streghe

Tuttavia, le macàre erano molto permalose e nessuno osava sfidarle. Dato che tutti erano spaventati da loro, la gente usava mettere la notte una scopa di paglia o un vaso con sale fuori dalla propria porta perché si credeva che le macàre, affascinate da fascine e da mucchi, avrebbero iniziato a contare le cannucce o i granelli di sale e questo avrebbe richiesto loro tutta la notte, impedendo di entrare in casa e di danneggiarne gli abitanti.
La stessa cosa succedeva con i buchi del setaccio per la farina (chiamato farnàru) o addirittura con i nodi che componevano le reti dei pescatori: le macàre non potevano fare a meno di passare tutta la notte a contarli.

Un altro stratagemma per difendersi da tali fattucchiere era mettere un paio di forbici o una falce sulle porte delle case e delle chiese o attorno alla culla dei bambini.
Inoltre, poiché si pensava che le streghe non fossero in grado di piegarsi, le porte che solitamente venivano costruite per entrare nei pajare, tipici edifici in pietra in campagna, erano inferiori all’altezza media di una persona, proprio per impedire l’entrata alle macàre.

Soleto, la città delle macàre

Il fenomeno un tempo era così conosciuto e diffuso che nel Salento esiste una città, il centro abitato di Soleto, chiamata la città delle macàre.
Infatti, un’antica leggenda narra che il campanile di questa città, chiamata Guglia Orsini, fu costruito in una notte da streghe e demoni (quattro di questi erano pietrificati all’alba ai quattro angoli della guglia e potete ancora vederli) sotto le istruzioni del filosofo e alchimista Matteo Tafuri, che progettò l’edificio.

Le leggende sulle streghe ai giorni nostri

Nonostante l’esistenza plurisecolare di tutte queste leggende tradizionali, oggi nel Salento non sentirete quasi mai i nativi del posto parlare di macàre, poiché le antiche storie su di loro solo i vecchi ancora le conoscono o le ricordano. Il temibile potere di queste streghe, reale o fantastico che fosse, tanto paventato dai pugliesi di un tempo, si è trasformato ormai in una semplice curiosità da riportare ai visitatori e ai turisti.

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