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Home ATTUALITA' Italia

Pdl spaccato su Monti, spunta il nome di Dini che piace alla Lega

Redazione by Redazione
14 Gennaio 2017
in Italia
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Con il passare delle ore cresce la confusione del Pdl e la ‘carta Monti’ subisce una frenata. Secondo alcune fonti parlamentari della maggioranza, chi nel Pdl punta i piedi contro ‘l’esecutivo del Professore’ ”lo fa per alzare il prezzo”. In tanti, infatti, se la prendono con il metodo denunciando i connotati troppo presidenziali del nascente governo. ”Tutto sembra fatto gia’ a scatola chiusa, liste, programmi”, si lamenta un autorevole esponente azzurro

Il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto sottolinea che “la situazione generale e’ assai seria e richiede una risposta che sia all’altezza senza forzature, fughe in avanti, strumentalizzazioni. Anche per chi non e’ pregiudizialmente contrario all’ipotesi della presidenza Monti sorgono una serie di interrogativi”, avverte. Uno riguarda ”il programma: la base programmatica e’ costituita dalla lettera del governo italiano all’Ue e dalle risposte alle 39 domande o da altri punti come la patrimoniale nella sua forma piu’ estesa sulla quale invece e’ noto il dissenso del centrodestra?”, domanda.

Silvio Berlusconi tace, ma vorrebbe avere voce in capitolo nella partita e, magari, qualche garanzia su un programma minimo. Per questo sarebbe sempre piu’ tentato dall’idea di proporre un candidato alternativo per mescolare le carte e rilanciare. Nelle ultime ore sembra essere salite le chance di Dini, sul quale la Lega non avanzerebbe obiezioni, ma l’ex premier, riferiscono, non remera’ contro Monti. Se mai, si ragiona nel Pdl, Dini potra’ essere una delle forti personalita’ da spendere nella futura squadra di palazzo Chigi in rappresentanza e a garanzia della maggioranza.

Secondo fonti parlamentari della maggioranza comunque il presidente del Consiglio potrebbe mettere all’ordine del giorno la questione di un nuovo candidato al posto di Monti. Oltre al nome di Dini gira quello di Alfano che sarebbe anche il favorito per il Cavaliere.

Nei corridoi dei palazzi circolano, intanto, varie voci, anche contrastanti. Anche perché sarebbe in atto una strategia dei veti incrociati che ingarbuglia ancora di più la situazione. Tra gli scenari c’è quello che conferma il sostanziale via libera del premier a Monti, da ‘ammorbidire’, però, con un candidato di bandiera che possa intanto mettere d’accordo il partito, magari anche il Carroccio, ma che alla fine non resisterebbe alla ‘prova del Quirinale’.

Il Cavaliere, riferiscono fonti parlamentari della maggioranza, non ha infatti nulla di contrario verso Mario Monti, né contesta la formula delle larghe intese, ma deve fare i conti con un Pdl ‘a rischio balcanizzazione’ e sempre spaccato in due, dove tanti esprimono perplessità sul nome dell’ex commissario Ue. Al di là dei boatos però, Berlusconi è concentrato sulla carta Monti e di fronte alle fibrillazioni intende prendere tempo, lasciando le varie anime del Pdl sfogarsi. Per questo fa sapere che una decisione finale spetterà all’Ufficio di presidenza del partito.

Attorno alla nascita di un esecutivo di salvezza nazionale si stanno giocando partite future e alleanze in vista del 2013 con manovre al centro sempre più in fase avanzata. Nella galassia pidiellina, infatti, l’area moderata che fa capo ad Angelino Alfano e quella di Cl (Maurizio Lupi e Roberto Formigoni in testa) spera di poter agganciare il Terzo Polo e con la Lega che intanto sarà di Maroni. Nel partito, dunque, restano le divisioni. Molti big, azzurri ed ex An, compresi gli ex Dc, (da Ignazio La Russa, ad Altero Matteoli, da Giorgia Meloni a Maurizio Sacconi a Paolo Romani e Gianfranco Rotondi) continuano a sostenere il contrario del Cavaliere: e cioè che un governo delle larghe intese non terrà unito il Pdl, ma favorirà il ‘fuggi fuggi generale’ verso l’Udc, dando chance di rilancio alla Lega che con Calderoli ha ribadito la contrarietà del Carroccio ”a governi che non siano quelli usciti dalle urne e staremo all’opposizione”.

Maria Stella Gelmini condivide i ragionamenti di Berlusconi sulla necessità di un esecutivo di responsabilità nazionale. Sulla stessa linea anche Franco Frattini, che resta tra i più accesi fautori della carta Monti, suscitando la reazione di molti colleghi ex aennini perplessi sull’ex commissario Ue. Oggi il ministro degli Esteri ha smentito indiscrezioni secondo le quali avrebbe detto, sfogandosi con alcuni suoi collaboratori: ”E’ bastato che crollasse tutto, che questi fascisti sono tornati fuori”. E anche Berlusconi è sceso in campo a sua difesa: ”Frattini mi è stato sempre leale”. I dubbi su Monti sono tutti sfociati nella proposta di un appoggio esterno: questa ipotesi, lanciata ieri sera da Gaetano Quagliariello, raccoglie ancora il consenso di buona parte del gruppo parlamentare ma Berlusconi frena sapendo che troverà il veto di Giorgio Napolitano. Una cosa è certa: il Cavaliere, riferiscono fonti parlamentari, non vuole assumersi la responsabilità di future manovre ‘lacrime e sangue’ e sosterrà un esecutivo di larghe intese come vuole il Colle per superare l’attuale bufera finanziaria. Poi, quando i mercati si saranno tranquillizzati, si penserà alla campagna elettorale per tornare a vincere nel 2013 con Alfano candidato premier. (Adnkronos)

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