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Home ATTUALITA' Italia

Ex giudice Giusti tenta suicidio in cella Era stato condannato per mafia. E’ grave – NOTIZIE FLASH –

Redazione by Redazione
17 Gennaio 2017
in Italia
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– NOTIZIE FLASH – ROMA – Il giudice Giancarlo Giusti, condannato ieri a 4 anni per corruzione aggravata dalla finalità mafiosa, ha tentato di impiccarsi con il cordino dei pantaloni nel carcere di Opera. Giusti si trova ricoverato in ospedale in prognosi riservata. La notizia è confermata in ambienti del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

Proprio ieri per Giusti – 45 anni, dal 2001 giudice delle esecuzioni immobiliari a Reggio Calabria, dal 2010 gip a Palmi e poi sospeso dal Csm con l’arresto del 28 marzo scorso – era arrivata la sentenza di condanna in primo grado a 4 anni emessa dal gup di Milano, Alessandra Simion, con rito abbreviato.

Condannate ieri anche altre 3 persone, tra cui l’avvocato Vincenzo Minasi.

Giusti era stato arrestato per corruzione aggravata dalla finalità mafiosa in uno dei filoni dell’inchiesta della Dda di Milano sulla cosca dei Valle-Lampada, quello sulla cosiddetta zona grigia della ‘ndrangheta. A Giusti veniva contestato, in sostanza, di essere stato a libro paga della mafia calabrese che, secondo l’accusa, gli avrebbe offerto, tra le altre cose, soggiorni in alberghi milanesi in compagnia di escort. Giusti, dal 2001 giudice delle esecuzioni immobiliari a Reggio Calabria e poi dal 2010 gip a Palmi, è finito in carcere il 28 marzo scorso in un’inchiesta della Dda di Milano sulla cosca dei Valle-Lampada e, in particolare, in un filone relativo alla cosiddetta ‘zona grigia’ della mafia calabrese. Con lui ieri, infatti, sono stati condannati, tra gli altri, anche l’avvocato Vincenzo Minasi e il direttore dell’hotel ‘Brun’ di Milano, Vincenzo Moretti (quest’ultimo, però, solo per favoreggiamento e con pena sospesa). Proprio in quell’albergo, infatti, secondo le indagini, il magistrato avrebbe goduto di soggiorni di lusso in compagnia di escort e a pagare sarebbe stato il clan della ‘ndrangheta. Gli inquirenti all’epoca sequestrarono anche una sorta di «diario informatico» in cui il giudice avrebbe annotato i suoi viaggi di piacere a Milano.

Il 10 ottobre 2008, ad esempio, scriveva: «due giorni a Milano fra donne, amore, vino e affari». In cambio, secondo l’accusa, il magistrato avrebbe nominato in alcuni procedimenti dei professionisti, in qualità di periti, segnalati dal clan e sarebbe stato ‘socio occultò di una società off-shore amministrata dall’avvocato Minasi e che si sarebbe aggiudicata 5 lotti immobiliari all’asta, nel marzo 2009. Prima della condanna, però, Giusti ha voluto provare a spiegare le sue ragioni con una memoria depositata al giudice Alessandra Simion. Ha definito «disdicevoli» i «divertimenti» a cui si è lasciato andare e ha chiesto «scusa all’intera magistratura italiana». Anche se ha chiarito di essersi sempre comportato «in modo integerrimo» nel suo ruolo di magistrato. Sui suoi rapporti con alcuni presunti ‘ndranghetisti, poi, ha scritto: «Ho conosciuto in un periodo buio per la mia vita delle persone che ho considerato amiche». Oggi, probabilmente, non ha retto il peso della condanna al carcere e ha tentato di togliersi la vita nella sua cella. La polizia penitenziaria è intervenuta in tempo.

 

Continua… http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=222287&sez=ITALIA

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