L’inflazione nell’area euro ha toccato il ritmo più veloce da più di un anno a questa parte: finalmente una buona notizia per i funzionari della Banca centrale europea, che stanno discutendo il futuro delle proprie politiche monetarie proprio mentre le turbolenze italiane risvegliano i ricordi più tetri della crisi del debito.
Il tasso di crescita dell’inflazione, pari all’1,9%, è infatti molto vicino all’obiettivo della BCE, e rappresenta un corposo balzo in alto rispetto all’1,2% di aprile e all’1,6% previsto dagli economisti. La misura base dell’inflazione core è salita invece all’1,1%, anch’essa meglio del previsto. Si tratta come detto di una discreta influenza che potrebbe supportare il cambio dell’euro, e che dunque dovrebbe essere assunta in debita considerazione da tutti i trader che in questi giorni, con broker di primo piano – potete leggere IQ Option come funziona per saperne di più – stanno rivedendo le proprie posizioni nel Forex.
D’altronde, che l’inflazione potesse riservare qualche gradita sorpresa lo si era capito già da qualche giorno, quando i dati forti del previsto provenienti da Germania e Spagna avevano lasciato intravedere – appunto – uno stupore al rialzo, con il tasso che in area tedesca ha ad esempio raggiunto il massimo livello degli ultimi 15 mesi.
Ragionando in termini macro e di market mover, riteniamo che la ripresa dell’inflazione sia una buona notizia per la BCE, che ha in programma tra pochi giorni la sua prossima riunione politica, e che potrebbe formulare delle decisioni proprio in virtù di tale dato, particolarmente al centro delle attenzioni dei policy makers. Insomma, la conseguenza che molti osservatori stanno stimando è che un simile scenario possa fornire al presidente Mario Draghi la fiducia necessaria per suggerire che gli acquisti inquadrati nel piano di quantitative easing possano concludersi entro la fine dell’anno, anche a fronte di un rallentamento nella crescita del PIL.
Come si immagina, i funzionari della BCE ufficialmente non hanno ancora escluso l’annuncio per una graduale riduzione degli acquisti di asset ma Sabine Lautenschlaeger, membro del consiglio esecutivo, ha dichiarato questa settimana che giugno “potrebbe essere il mese giusto per decidere, una volta per tutte”, di porre fine al programma, indicando tra le determinanti l’esistenza consolidata di una crescita economica solida e robusta.
Tuttavia, una discreta schiera di recenti indicatori sta in realtà sfidando tale punto di vista, suggerendo invece che lo slancio economico potrebbe essere in fase di rallentamento. Non solo: qualsiasi ammorbidimento da parte della BCE potrebbe essere esacerbato da ciò che sta capitando in Italia, con una crisi politica particolarmente complicata. Altri rischi al ribasso includono una disputa commerciale internazionale o una situazione di stallo tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord.
Intanto, l’OCSE ha appena pubblicato nuove proiezioni piuttosto ottimistiche, stimando una crescita della zona euro del 2,2%, con un’inflazione in media dell’1,6%. L’ente parigino ha inoltre dichiarato che a causa della creazione di posti di lavoro e della mancanza di manodopera ci sono “chiari segnali che i salari stanno finalmente salendo”.