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Home ATTUALITA'

Gli italiani che costruiscono da soli la propria pensione (con l’integrativa)

Redazione by Redazione
18 Febbraio 2019
in ATTUALITA'
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Gli italiani che costruiscono da soli la propria pensione (con l’integrativa)
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Che cos’è la pensione integrativa?

La pensione integrativa, così come dice il termine stesso, è una forma pensionistica aggiuntiva che volontariamente un soggetto può decidere di crearsi in aggiunta alla normale pensione statale.

Può essere generata, ad esempio, creando un fondo pensionistico, allo scopo di garantirsi un tenore di vita migliore una volta raggiunta l’età della pensione, quindi al termine della propria attività lavorativa.

I soggetti interessati a questa forma di pensione sono tantissimi, dai liberi professionisti ai dipendenti pubblici e privati, dai consulenti ai lavoratori atipici. In particolar modo sono i giovani che sempre più spesso decidono di iniziare a versare del denaro in questa forma di accantonamento finanziario, perché le prospettive per una pensione INPS adeguata sono molto spesso disattese.

Inoltre, si tratta di forme finanziarie deducibili fiscalmente, vantaggio aggiuntivo in fase di dichiarazione dei redditi. Questo significa che sarà possibile scaricare dalle tasse fino a 5164 euro nel corso dell’anno solare con la possibilità di pagare delle tasse inferiori (un po’ come si fa anche per le spese scolastiche, sanitarie o per il mutuo per l’acquisto della prima casa o per la sua ristrutturazione).

Le diverse forme di pensione integrativa a disposizione degli italiani

Gli italiani hanno a disposizione diverse tipologie di pensione integrativa tra cui scegliere.

L’importante è affidarsi a dei consulenti preparati e capaci che sappiano consigliare a ogni cliente la formula più idonea e conveniente in base alle esigenze personali. Troppe volte, infatti, vige una grande confusione, perciò è bene chiedere più di una consulenza, meglio se rivolgendosi a figure professionali provenienti da diversi settori.

È, infatti, possibile sottoscrivere una pensione integrativa presso diversi istituti finanziari: in banca, in posta, presso le agenzie assicurative… perciò sarà bene richiedere più preventivi e studiare con attenzione le diverse caratteristiche e clausole in essere.

Esistono fondamentalmente tre diversi tipi di fondo pensione. Nello specifico:

1.     Fondi pensione aperti: sono gestiti e creati in totale autonomia da banche, compagnie assicurative, posta o società private di gestione del risparmio;

2.     Fondi pensione chiusi: derivano da accorti stretti tra le organizzazioni sindacali e quelle imprenditoriali, perciò sono legati a una specifica categoria lavorativa (es. metalmeccanici, chimici…);

3.     Piani individuali pensionistici (abbreviato con Pip): sono delle polizze assicurative che vengono liquidate al cliente se questo, in una certa data preventivamente stabilita, è ancora in vita. Ci si chiede spesso se il Pip sia sicuro oppure no. Non è possibile dare una risposta univoca a questa domanda perché tutto dipende dal profilo di rischio che si è disposti ad assumersi, cioè da quanto ogni singolo cliente è disposto a rischiare nell’investimento.

Per profili bassi, dunque, si potrà optare per piani individuali basati soprattutto sui titoli di stato e sulle obbligazioni, mentre in caso di piani più spinti si potrà scegliere un profilo maggiormente azionario. Naturalmente, le rendite saranno nettamente differenti. Non esiste neppure un momento migliore in cui cominciare a pagare questa forma pensionistica aggiuntiva. Logico è che prima si inizia e maggiore sarà il capitale che si riuscirà a versare e, di conseguenza, più elevata sarà la rendita finale.

Non si deve sottovalutare, poi, il fatto che accantonare una certa somma mensilmente facilita la cultura del risparmio che troppo spesso, ormai, non viene più presa in considerazione come in passato soprattutto dai giovani.

In generale, il funzionamento di questi tre diversi piani è molto semplice: si versa a cadenza periodica predefinita una certa cifra (es. a cadenza mensile o trimestrale) che diventerà poi una somma aggiuntiva alla pensione fornita dalla previdenza obbligatoria.

Queste pensioni integrative permettono, in particolari gravi casi da documentare, anche di ottenere delle anticipazioni o delle somme in acconto rispetto al capitale già versato.

I casi in cui è possibile richiedere questi bonus sono i seguenti:

–       Gravi casi di malattia del soggetto che ha stipulato la pensione, del coniuge o dei figli;

–       Acquisto o ristrutturazione della prima casa per sé o per i figli;

–       Messa in cassa integrazione, mobilità, disoccupazione del contraente.

In alcuni casi particolarmente gravi, poi, è possibile chiedere la restituzione dell’intera somma senza l’applicazione delle penali eventualmente previste (ad esempio in caso di invalidità permanente o mancanza di un lavoro da oltre quattro anni). In caso di morte del soggetto, le somme saranno versate ai beneficiari o agli eredi legittimi indicati dalla legge.

Scegliere la tipologia di pensione integrativa più adatta

Nel momento in cui si decide di stipulare una pensione integrativa, è necessario fare una serie di valutazioni per non trovarsi, poi, delusi o addirittura con il rischio di aver acquistato un prodotto finanziario diverso dalle aspettative.

Innanzitutto, per la scelta della pensione integrativa migliore, è consigliabile fare una simulazione della pensione che si dovrebbe percepire una volta raggiunta l’età pensionabile, in modo tale da poter calcolare il gap esistente tra lo stipendio lavorativo percepito e la rendita mensile di cui si disporrà.
Questo permette di fare una prima valutazione sull’eventuale cambiamento del tenore di vita personale.

In secondo luogo, si deve valutare e quantificare la percentuale dello stipendio che può essere destinata mensilmente al pagamento del fondo pensionistico. Questo dipende naturalmente dallo stipendio stesso, dalle spese fisse, dall’eventuale presenza di mutui o prestiti da restituire e via dicendo.

Affidandosi a un consulente capace e fidato, si dovrà a questo punto valutare la linea di investimento da tenere (ad esempio mercato azionario o obbligazionario) anche in considerazione delle possibili variazioni di lungo termine che possono influenzare la rendita ottenibile.

Infine, si dovrà valutare la modalità di restituzione della somma versata, quella che è comunemente detta forma di liquidazione. Si tratta, in questo caso, forse, della scelta che più sta a cuore a ogni cliente.
Consiste in pratica nel decidere se ottenere la restituzione del capitale e degli interessi in un’unica formula o sottoforma di rate mensili. In questo secondo caso, poi, la rendita potrebbe essere vitalizia o di durata certa (garantita, cioè, per un determinato numero di anni).

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