La “rivoluzione” di WallStreetBets, un forum che tratta finanza e investimenti su Reddit, ha funzionato e sembra essere giunta al termine. Ma non tutti sono d’accordo: c’è chi insiste nel non vendere le proprie azioni GameStop.
Cosa è successo alle azioni GME
Tutto è partito da una critica verso lo “short selling”, una pratica generalmente considerata poco etica e rischiosa per il mercato. Ma occorre prima parlare del trading di CFD, uno strumento economico e potenzialmente molto proficuo che generalmente viene consigliato ai nuovi azionisti. I CFD permettono di ricavare un profitto tra il prezzo di acquisto e quello di vendita di una data attività finanziaria, senza dover possedere il bene in sé, ed essendo strumenti soggetti a leva espongono gli investitori su mercati più ampi rispetto alle proprie disponibilità di capitale. Nel caso dello short selling, si prendono in prestito dei titoli in calo pagando una piccola commissione al proprietario e si vendono al prezzo di mercato. Per restituire il titolo al proprietario originario, si riacquista successivamente il titolo a un prezzo più basso.
Il problema dello short selling
Il problema nasce dal fatto che esistono azioni in perenne calo, che vengono sfruttate per lo short selling. È appunto il caso delle azioni GameStop che, seguendo da anni un lento declino, erano arrivate a un valore di 17 dollari l’una ed erano abusate dagli short seller. La strategia dello short selling è perfettamente legale ma spesso viene criticata perché si tratta, di fatto, di guadagnare da compagnie in perdita. In più, aumenta la volatilità del mercato e ne riduce la stabilità.
WallStreetBets si vendica
Con queste premesse, gli utenti del forum WallStreetBets hanno deciso di inviare un messaggio agli short seller in un’azione chiamata “short squeeze”. Il ragionamento è molto semplice e sfrutta una meccanica base del mercato azionario: più utenti acquistano un’azione, più la domanda si alza e il prezzo dell’azione in questione aumenta. E gli short seller iniziano a passare brutti guai: avendo l’obbligo di restituire le azioni prese in prestito, sono forzati a ricomprarle al prezzo di mercato aumentato. Nel caso di GameStop, in cui le azioni sono passate da un valore di 17 dollari a oltre 400 dollari l’una in data 28 gennaio, gli short seller hanno dovuto ricomprare ogni singola azione a circa 300 dollari in più. Lo short squeeze ha funzionato, danneggiando principalmente i fondi speculativi che avevano preso in prestito e venduto milioni di azioni GME, nella convinzione che il prezzo avrebbe continuato a calare.
Un improvviso, caotico declino
Lo short squeeze è esattamente come dice il nome: short, breve. Gli investitori che sono riusciti ad azzeccare l’apice del guadagno e a vendere tutto, hanno portato a casa una fortuna che in alcuni casi corrispondeva a milioni di dollari. Chi non ha avuto la stessa prontezza, ha visto svanire il proprio capitale nel giro di poche ore. Dopo nemmeno una settimana le azioni sono tornate su valori più normali: 50, 60 dollari per azione. Hanno contribuito al caos generale altri titoli “sfortunati” che emergevano sorretti dagli stessi principi di “rivoluzione finanziaria” e i broker che hanno chiuso le trattazioni e si sono tirati addosso l’ira dei loro clienti.
Gli utenti rivoluzionari non si arrendono
Sul forum WallStreetBets si vedono ancora immagini di conti in rosso e di azioni GME che ora non valgono più di 60 dollari. Ma molti utenti hanno adottato un pensiero più filosofico: rifiutarsi di vendere le proprie azioni GME, o continuare ad acquistarne, è una forma di ribellione verso i broker che hanno limitato il trading su GameStop. Sperano che questo “sciopero” possa portare a riforme a lungo termine, per ridurre il vantaggio che le istituzioni hanno sugli investitori ordinari. In più, un nuovo aumento delle azioni rinnoverebbe la pressione sulle istituzioni che vivono di short selling.