Smartworking, remote working, lavoro flessibile e da casa, freelancer e consulenti, un nuovo trend si affaccia nel 2020 per tutti i lavoratori.
Addio 8 ore in ufficio: l’Italia al passo con Spagna e Francia
Si parla spesso di epoca 4.0, che facciamo coincidere con la quarta rivoluzione industriale, quella informatica del 21° secolo, che ha portato enormi cambiamenti nella vita dell’uomo, oltre a tanti benefici. Come non pensare al supporto divenuto ormai imprescindibile di molti software e “management tools” (strumenti di gestione), senza i quali la vita di commercialisti, dottori, avvocati fino a solo 15 anni fa era impossibile, con archivi polverosi e di difficile accesso, adesso con l’immagazzinamento dei dati in Cloud, la creazione di programmi ad hoc, hanno facilitato e non poco la vita di molti professionisti. Non solo gaming e intrattenimento, come i giochi di roulette americana online, il poker, o piattaforme come Netflix e Sky, ma anche tante e diverse nuove opportunità lavorative, soprattutto per la generazione “Z”.
Lavorare da casa: indicatori digitali
La media europea dice 62%, l’Italia risponde con il 59%, è il numero che rispecchia quanto le aziende si siano predisposte a questa “flessibilità” sempre più richiesta dai propri lavoratori: in UK, tutti coloro i quali lavorano continuativamente presso la stessa azienda da almeno sei mesi, possono fare una richiesta al proprio datore di lavoro di lavoro flessibile, è così anche in Olanda, dove se si lavora in un’azienda che ha almeno 10 dipendenti, si può chiedere di lavorare alcune ore o giorni da casa. La nazione che sembra all’avanguardia da questo punto di vista è nettamente la Germania, che si assesta all’80% di flessibilità per i propri dipendenti. La nostra nazione è al passo, in leggera crescita con Spagna e Francia, rispettivamente al 61% e 60%, leggermente più avanti UK 68% e USA 69%: sembra quindi sempre più vicina l’opportunità di evitare spostamenti di ore e ore per raggiungere il posto di lavoro.
Il lavoro da remoto e il coronavirus
Lo smartworking e il lavoro da remoto, con la relativa flessibilità che ne deriva, è un argomento discusso già da diversi anni sui tavoli delle maggiori aziende, in particolare oltreoceano, ma anche europee. Come tutte le innovazioni e le novità, anche questa del lavoro da remoto, con la conseguente perdita di “controllo” da parte del datore di lavoro, destava qualche sospetto e faceva storcere il naso agli aziendalisti più tradizionalisti, ma uno studio dell’IWG (International Workplace Group) ha dimostrato che un lavoratore “coccolato” aumenta e tanto la sua produttività. Circa l’85% degli intervistati che ha preso parte al sondaggio che ha analizzato le risposte di oltre 15 mila professionisti, ha affermato che la flessibilità ha rappresentato un aumento della produttività e della propria fiducia nell’azienda stessa, per questo colossi come Google, Apple e Nike, organizzano per i propri dipendenti corsi di yoga, di meditazione e di sport. In ultimo, a far emergere in maniera importante la parola smartworking, ci ha pensato l’emergenza covid-19, che ha colpito il mondo intero e negli ultimi giorni l’Italia in particolare.
Sono infatti tante le aziende italiane che stanno permettendo a lavoratori a rischio e in quarantena, di poter svolgere le proprie mansioni dal proprio appartamento. Certo questa della flessibilità è una pratica che si associa bene ai lavori che si espletano di fronte ad un computer, come le professioni nella comunicazione digitale, nella programmazione e nella sicurezza informatica, ma l’innovazione e l’introduzione di app per dispositivi mobili, stanno pian piano modificando anche professioni normalmente a stretto contatto con il pubblico, come gli artigiani: sono sempre di più i falegnami, vasai, pittori che espongono e vendono tramite un sito internet, riuscendo talvolta a evitare l’esoso costo di uno spazio in affitto.
Questa tendenza del lavoro flessibili è sicuramente un’opportunità per molti, non sono rari infatti freelance che offrono prestazioni lavorative per clienti americani o canadesi, potendo così contare su un guadagno maggiore rispetto alle paghe orarie italiane, sicuramente più basse rispetto ad altri paesi.