In un Paese dove la precarietà abitativa e lavorativa colpisce sempre più famiglie, ci è arrivata – in forma privata – la testimonianza di una giovane donna del capoluogo che merita di essere ascoltata. È la storia di una giovane donna del capoluogo che, nonostante le difficoltà, continua a lottare per proteggere la sua famiglia. Una storia fatta di cadute, silenzi, sensi di colpa, ma anche di una forza che attraversa ogni parola che sceglie di condividere.
«Sono davvero disperata, ma forse mettere nero su bianco quello che provo può aiutarmi», scrive. È un inizio che racconta già molto: la fatica di chiedere aiuto e il coraggio di farlo.
La protagonista ha sempre lavorato, ha sempre cercato di costruire un equilibrio per sé e per la madre, affetta da invalidità totale al 100%. Ma la vita, a volte, cambia improvvisamente direzione. «Ho perso il lavoro e ho avuto un lutto importante. Tutto è diventato improvvisamente troppo pesante da affrontare.»
Le spese si sono accumulate, i mesi d’affitto sono saltati e l’ansia ha iniziato ad avere il sopravvento. Non per mancanza di volontà, ma per un dolore troppo grande da gestire da sola.
«Ho sempre pagato l’affitto in modo regolare, poi è successo tutto insieme. Ho sbagliato a non far valere i miei diritti, avevo paura e mi vergognavo.»
Parole che fanno comprendere quanto il silenzio, spesso, diventi un nemico che si somma ai problemi materiali.
Quando è riuscita a rialzarsi e a riprendere i pagamenti, lo ha fatto con tutto ciò che aveva:
«Appena ho potuto, gli unici soldi che avevo li ho mandati al padrone di casa. Ho ripreso a pagare regolarmente, anche se con un debito importante dietro.»
Ma non è bastato. Lo sfratto è arrivato comunque e ora la data in cui dovrà lasciare la casa si avvicina rapidamente.
La ricerca di un nuovo alloggio si è rivelata un muro altissimo: disoccupazione della figlia, pensione di invalidità della madre, animali domestici. Troppi ostacoli per chi dovrebbe soltanto trovare un tetto sicuro.
«Non faccio altro che chiamare agenzie immobiliari, ma è difficilissimo trovare un contratto d’affitto.»
Il peso di tutto ciò si riflette soprattutto nella paura del futuro:
«Tra pochi mesi verremo sfrattate e non so dove andare. Ho paura. Non voglio arrendermi, ma non so cosa succederà.»
Eppure, in mezzo a tutto, c’è una scintilla di forza che resiste. Una volontà che traspare chiarissima:
«Voglio cercare aiuto. Se non per me, almeno per mia mamma che non merita di pagare per i miei errori.»
È questa la parte più potente della sua testimonianza: la consapevolezza che, nonostante tutto, non vuole più affrontare il dolore nel silenzio e nella vergogna.
Questa non è solo la storia di una difficoltà personale. È il ritratto di tante persone che, pur facendo il possibile, si trovano schiacciate da eventi più grandi di loro. È il simbolo di un sistema che spesso non vede chi cade proprio mentre sta cercando di rialzarsi.
Eppure, c’è qualcosa di profondamente umano e luminoso in queste parole: la scelta di non arrendersi. Di parlare. Di chiedere aiuto.
Di provare, ancora una volta, a costruire un futuro.








