Il racconto della 30enne violentata la notte del primo novembre a Priverno è stato reso pubblico nelle scorse ore sui social. Una ricostruzione straziante. Una storia raccapricciante di un uomo che avrebbe approfittato di una donna che voleva solo arrivare prima dalla sua bambina.
«Era un conoscente. Avevo fretta di tornare da mia figlia. Ho accettato il passaggio. E ho sbagliato. Ma solo per questo è stato giusto subire tutto ciò?».
«I suoi urli, la sua violenza carnale, i suoi pugni in testa…ho reagito nel momento in cui ero sicura di non sbagliare e di riuscire a scappare. Ho sopportato il freddo nuda sei ore in mezzo alle spine e agli alberi per non farmi trovare, perché mi ha cercata per ore. Quando non mi ha più cercata, e quando sentivo che il mio corpo non si muoveva più perché intorpidito dal freddo e dallo choc, pur di trovare un uscita sicura dove poter chiedere aiuto, mi sono portata avanti al petto tutti gli alberi, rami e spine camminando al buio pesto. Sapete perché? Per tornare da mia figlia! La mia unica ragione di vita».
«E per sei interminabili ore bloccata li – prosegue il post- non ho mai dubitato che sarebbe andato tutto bene. Ho il corpo ricoperto di ferite ma non è stato nemmeno un pizzico rispetto al dolore della lontananza di una madre dalla propria figlia. Non sono io che mi devi vergognare! Ma quell’essere, che credeva che avrebbe schiacciato una donna. Forse è riuscito a farmi del male, ma non conosceva la forza di una mamma. E questa frase la dedico a lui: non ti farò vincere nemmeno un giorno di più regalandoti la mia tristezza o il mio dolore».
Intanto il 22enne di origini maghrebine ha offerto la propria versione dei fatti, negando la violenza e raccontando che si frequentava con la donna da una ventina di giorni.