• Regolamento
  • Privacy
  • Pubblicità
  • Contattaci
domenica, Giugno 15, 2025
Login
Iscriviti
No Result
View All Result
LatinaPress
  • Home
  • Latina
  • Provincia
  • Eventi
  • YouPressNew
  • CommunityBeta
    • Autori
    • Gruppi Tematici
    • Community Feed
    • la Tua Dashboard
    • ➖➖➖➖➖
    • Iscrizione
    • Accedi
  • Attualità
  • Altro
    • Video
    • Sport
    • Politica
    • Lazio
    • Gusto
  • Home
  • Latina
  • Provincia
  • Eventi
  • YouPressNew
  • CommunityBeta
    • Autori
    • Gruppi Tematici
    • Community Feed
    • la Tua Dashboard
    • ➖➖➖➖➖
    • Iscrizione
    • Accedi
  • Attualità
  • Altro
    • Video
    • Sport
    • Politica
    • Lazio
    • Gusto
No Result
View All Result
LatinaPress
No Result
View All Result
Home ATTUALITA' Cultura

I Dinosauri di Sezze

Redazione by Redazione
29 Aprile 2023
in Cultura, Latina
0
I Dinosauri di Sezze
141
Condivisioni
6.7k
Visualizzazioni
FacebookWhatsapp

No, non sto parlando di personaggi con idee antiquate o professoroni che non vogliono “mollare” la cattedra! Anche quelli sono “dinosauri”, ma di genere diverso! Parliamo di Dinosauri veri… stile Jurassic Park! E non provengono da luoghi lontani tipo Cina, Argentina o America… vengono da Sezze! Anche a Sezze c’erano i Dinosauri, cento milioni di anni fa!

È una storia grandiosa e incredibilmente affascinante.

È una storia, quella della scoperta delle impronte dei dinosauri, che ha cambiato il volto della paleontologia italiana.

È una storia che non può far altro che farci sognare ad occhi aperti!

In un articolo pubblicato lo scorso Gennaio 2021 avevamo già “imparato” che da queste parti circolavano bestioni cretacei, grazie all’intervista a Stefano Panigutti che ci ha parlato delle impronte di Rio Martino ma, prima della scoperta di Rio Martino, un’altra scoperta ha tracciato questa via: a Sezze, in una cava, è stata scoperta una serie molto abbondante di impronte prodotta da sauropodi (bestioni erbivori dal collo lungo) e da teropodi (piccoli carnivori che assomigliavano ai moderni struzzi).

Il tema è talmente affascinante che si è meritato un video di approfondimento, oltre a questo articolo, prodotto in collaborazione con Dario Valeri, alla parte tecnica, ed a Daniele Raponi, un geologo esperto della materia e grande conoscitore di questa scoperta.

Proprio a Daniele lascio la parola per approfondire l’argomento con i giusti termini, come solo un geologo sa fare!

M.M.

Le impronte di Sezze, un tesoro per la scienza

La scoperta delle numerose impronte (circa 200) di sauropodi (dinosauri esclusivamente vegetariani quadrupedi) e teropodi (dinosauri carnivori bipedi) nel comune di Sezze è stata (ed è) di grande rilevanza scientifica, poiché si è inserita all’interno di un dibattito tutto interno al mondo accademico che, negli ultimi anni, ha coinvolto numerosi paleontologi e geologi.
Infatti, la scoperta di queste tracce fossili, avvenuta nel luglio del 2003 ad opera dei geologi Raponi, Morgante e Dalla Vecchia, che si somma a quelle di impronte e resti scheletrici di dinosauri nell’Italia centro-meridionale (Rio Martino/Terracina, Rocca di Cave, Esperia, Rocca di Mezzo, Pietraroja, Altamura, Gargano), è fondamentale per ricostruire l’ambiente nel quale questi dinosauri vivevano circa 95 milioni di anni fa, nel mezzo dell’era Mesozoica e, più segnatamente, nel Cenomaniano, ovvero, la parte basale del Cretacico superiore.

Le impronte di Sezze si sono impresse, ovvero fossilizzate, su un fango carbonatico da cui poi si sono originate le attuali rocce calcaree/dolomitiche che costituiscono la struttura dei nostri Monti Lepini. Queste rocce indicano che nel momento in cui i dinosauri vivevano, durante il Cretaceo, nell’area che attualmente ospita i Monti Lepini, essi erano ben adattati in un’area che i geologi oggi definiscono di piattaforma carbonatica. Si tratta di un ambiente molto particolare formato da un’ampia distesa di acque poco profonde (10-20 cm), il cui fondale è costituito da sedimenti generati dalla deposizione, dopo la morte, di piccole alghe, molluschi e di altri organismi che per lo più vivevano sul fondale, essenzialmente con guscio esterno formato da carbonato di calcio. Attualmente un ambiente molto simile a quello delle cosiddette piattaforme carbonatiche si ritrova nelle isole Bahamas.

In questo ambiente, i dinosauri, pur essendo animali prevalentemente terrestri, potevano tranquillamente spostarsi e lasciare impronte grazie al fondale poco profondo, oppure le loro orme venivano impresse su un suolo fangoso che periodicamente veniva ricoperto dalle acque, o al contrario, era esposto in ambiente subaereo ma soggetto a continue oscillazioni del livello delle acque. Un ambiente, tra l’altro, caratterizzato da depositi tipo “tempestiti”, il che testimonia la vicinanza relativa ad una linea di costa, cioè soggetto continuamente ad eventi deposizionali di una certa energia. Inoltre, nel sito di Sezze, il ritrovamento di dinosauri teropodi, predatori carnivori, e di sauropodi erbivori, le loro prede, implica un sistema ambientale molto complesso nel quale era necessaria la presenza di numerosi animali erbivori per soddisfare i bisogni alimentari dei predatori. L’analisi e lo studio delle impronte conservate nel sito paleontologico di Sezze ha fatto emergere dati particolarmente interessanti.

Il Sauropode di Sezze (una pista integra con diverse coppie mano-piede) sembrerebbe appartenere al Gruppo dei Titanosauridi e, nello specifico, si tratterebbe di Titanosauri “nani”, ovvero, caratterizzati da nanismo insulare, il che dimostrerebbe la presenza di questi animali in aree separate da una zona continentale per un tempo molto prolungato. Il recente rinvenimento di alcuni resti scheletrici di “Tito” nei pressi di Rocca di cave (Roma), un sauropode titanosauriano “nano”, confermerebbe tale ipotesi. Per quanto riguarda, invece, i Teropodi gli studi delle impronte isolate e di alcune piste (orme tridattile e tetradattile) hanno consentito di correlare questi dinosauri bipedi a Ornithomimosauria o Oviraptosauria.

È da sottolineare, inoltre, che visto il grande volume di piante necessario per nutrire gli erbivori, alcuni paleontologi hanno ipotizzato la presenza di un ambiente continentale emerso dalle acque e con vegetazione rigogliosa, molto vicino alla piattaforma carbonatica (Nicosia et al., 2007). In tal modo i dinosauri potevano vivere in un ambiente a loro favorevole e spostarsi in aree caratterizzate da acque basse e vicine alla terraferma.

In questo contesto, le impronte di Sezze hanno rafforzato l’ipotesi sulla presenza di un’area continentale emersa nelle vicinanze. Determinare la sussistenza o meno di un continente emerso è molto importante, anzi è fondamentale, per ricostruire l’evoluzione geologica e geodinamica dell’area mediterranea durante il Cretaceo. Infatti, nel mondo scientifico, si contrappongono due ipotesi riguardo l’evoluzione geodinamica di quest’area. Circa 100 milioni di anni fa le rocce carbonatiche si depositavano al di sopra della placca Adriatica (l’attuale penisola italiana), interpretata come un prolungamento verso nord della più grande placca africana posta a sud. Lo studio di Nicosia et al. (2007), dimostra che i dinosauri che hanno lasciato le impronte nel sito di Sezze hanno una chiara origine “africana”. Ciò implica che dinosauri “africani” si sono spostati durante il Cretaceo dalla placca africana verso nord, raggiungendo la placca Adriatica e la piattaforma carbonatica, attraverso un collegamento permanente costituito da un continente emerso o comunque da collegamenti terrestri.

Tuttavia, queste conclusioni sono in contrasto con quanto affermato da altri autori (es. Dercourt et al., 2000; Catalano et al., 2001; Passeri et al., 2005) che invece propongono la presenza, durante il Cretaceo, di un tratto di oceano con fondali molto profondi (2000-3000 metri) posto tra la placca africana e quella Adriatica.

Un oceano così profondo sarebbe stato invalicabile da dinosauri terrestri non in grado, con molta probabilità, di nuotare e quindi di spostarsi lungo bracci di mare più o meno ampi. In questo panorama, le impronte di Sezze sostengono la prima ipotesi scientifica.

Tuttavia, è ancora necessario studiare, approfondire, fare ricerca sul campo, e soprattutto tutelare le testimonianze geologiche e paleontologiche del territorio dei monti Lepini.

Un’istantanea unica, una ricchezza scientifica enorme, una traccia fondamentale per capire l’evoluzione dell’area mediterranea e quindi contribuire a “ricostruire” la storia del nostro Pianeta.

D.R.

Bibliogarfia

Catalano, R., Doglioni, C., & Merlini, S. (2001). On the Mesozoic Ionian Basin. Geophysical Journal International, 144, 49–64.

Dercourt, J., Gaetani, M., Vrielynck, B., Barriere, E., Biju-Duval, B., Brunet, M.F., Cadet, J.P., Crasquin, S., & Sandulescu, M. (2000). Atlas Peri-Tethys, Palaeogeographical Maps. CCGM/CGMW, 269 p., 24 maps.

Nicosia, U., Petti, F.M., Perugini, G., Porchetti, S., Sacchi, E., Conti, M.A., Mariotti, N., & Zarattini, A. (2007). Dinosaur Tracks as Paleogeographic Constraints: New Scenarios for the Cretaceous Geography of the Periadriatic Region. Ichnos, 14, 69-90.

Passeri, L., Bertinelli, A., & Ciarapica, G. (2005). Paleogeographic meaning of the Late Triassic-Early Jurassic Lagonegro units. Bollettino della Società Geologica Italiana, 124, 231–245.

Di Daniele Raponi e Marco Mastroleo

Le impronte di Sezze: Carta d’identità della scoperta
Quando95 milioni di anni fa, nel Cretaceo
Cosa200 impronte, “piste” lasciate da Dinosauri erbivori e carnivori
ChiSauropodi, forse Titanosauri nani: quadrupedi erbivori dal collo lungo
Teropodi, forse Ornitomimus o Oviraptor: piccoli predatori bipedi simili ai Velociraptor
ComeLe orme sono state impresse su un suolo fangoso  vicino alla linea di costa, una cosiddetta “piattaforma carbonatica”, molto simile alle attuali Bahamas, che periodicamente veniva ricoperto dalle acque.
StoriaSecondo Nicosia (2007) i dinosauri che hanno lasciato le impronte nel sito di Sezze sono di origine “africana”. Cioè, tra la “Placca Africana” e la “placca Adriatica” esisteva un collegamento, una “storia nuova” per la Geologia italiana!
Cosa ci raccontanoLe impronte ci raccontano un piccolo “Film” proveniente dalla Preistoria, di ricchezza scientifica enorme, una traccia fondamentale per capire l’evoluzione dell’area mediterranea e quindi contribuire a “ricostruire” la storia del nostro Pianeta.
Che fine faranno?Ad oggi, è stato costituito il parco Regionale delle impronte e sono stati stanziati i primi fondi. Per ora sono “pochi spiccioli” rispetto a quello che servirebbe per mettere in sicurezza ed aprire il sito al pubblico.

5 3 votes
Valutazione Post
Tags: dinosauri
Subscribe
Notificami
guest
guest
0 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments

Trend

Provincia

Sabaudia, pomeriggio da incubo sul lungomare: vetri spaccati e auto svaligiate

by Redazione
11 Giugno 2025
0

Pomeriggio rabbia ieri, martedì 10 giugno, sul lungomare di Sabaudia, dove decine di bagnanti hanno visto la loro giornata di...

Latina, si schianta alla rotonda di Borgo Piave e l’auto si ribalta: perde la vita un 35enne

14 Giugno 2025

Gravissimo incidente sulla Litoranea a Latina: morto un 51enne in sella a un maxi scooter

11 Giugno 2025
“Nostro figlio nato grazie alla professionalità di un’ostetrica del Goretti”, la toccante lettera di ringraziamento

Latina: arrestata infermiera del Goretti, scatta la sospensione cautelativa della Asl

13 Giugno 2025
LatinaPress

© 2025 Latina Press L'informazione locale N°1 sui social

Informazioni utili

  • Regolamento
  • Privacy
  • Pubblicità
  • Contattaci

Seguici

No Result
View All Result
  • Home
  • Latina
  • Provincia
  • Eventi
  • YouPress
  • Community
    • Autori
    • Gruppi Tematici
    • Community Feed
    • la Tua Dashboard
    • ➖➖➖➖➖
    • Iscrizione
    • Accedi
  • Attualità
  • Altro
    • Video
    • Sport
    • Politica
    • Lazio
    • Gusto

© 2025 Latina Press L'informazione locale N°1 sui social

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito.OkNoLeggi di più