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La mandano a casa dal pronto soccorso di Terracina e si rompe l’aneurisma. Salvata al Goretti di Latina

Redazione by Redazione
29 Febbraio 2024
in Provincia
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Malasanità, donna muore nella corsia del Pronto Soccorso di Formia: un indagato
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E’ viva per miracolo la 58enne di Terracina che nel febbraio 2022 si era rivolta al pronto soccorso dell’ospedale Fiorini su consiglio del medico curante che conosceva bene la storia di ipertensione della donna a cui aveva raccomandato che in caso di alzamento della pressione con forte mal di testa poteva riferirsi ai segni di un aneurisma cerebrale in via di rottura.

La donna, accompagnata dal marito, aveva spiegato ai sanitari di aver avuto un attacco improvviso di mal di testa esageratamente forte da farle perdere l’equilibrio, di aver vomitato con mancamenti ad occhi aperti con appannamenti e nausee.

Dopo due ore di pronto soccorso – scrive nella citazione in giudizio, l’avvocato Renato Mattarelli a cui la 58enne si è rivolta – veniva rimandata a casa senza una diagnosi differenziale ad esclusione di patologie e/o rischi gravi per la salute e per la vita.

Il legale, nel ripercorre la vicenda clinica, ha evidenziato che <<…deve imputarsi ai sanitari del DEA di Terracina la mancata attuazione della più ampia attività di precauzione e prevenzione esclusiva del medico dell’urgenza-emergenza con l’obiettivo di evitare gli eventi avversi che non possono essere esclusi, come appunto l’emorragia subaracnoidea e la rottura di aneurismi…>>.

Il Tribunale di Latina dovrà quindi accertare se il personale sanitario di Terracina, dipendente dall’Asl di Latina citata in giudizio, abbia osservato le linee guida dei medici dell’Emergenza-Urgenza che, scrive l’avvocato Mattarelli, hanno obiettivi diversi rispetto ai medici dei reparti ospedalieri chiamati a fare diagnosi e terapie.

Il legale spiega nell’atto di citazione contro l’Asl di Latina che il compito dei sanitari del pronto soccorso di Terracina era quello di fare la facile diagnosi dell’aneurisma in fase di rottura già sulla base dei sintomi e dei segni e comunque con la tac che la 58enne ha più volte inutilmente richiesto.

In ogni caso, anche in mancanza del dovuto intuito diagnostico di un caso facile e cd “scolastico”, la donna non doveva essere dimessa dal pronto soccorso solo dopo due ore ma trattenuta in osservazione fino alla conclusione del percorso diagnostico cd. “differenziale” per la esclusione di rischi di repentina evoluzione mortale come la rottura dell’aneurisma cerebrale avvenuta a poche ore delle dimissioni.

Nelle prime ore della mattina successive alle dimissioni, la donna ha infatti sentito un colpo fortissimo con abbassamento della palpebra di un occhio.

Dopo la nuova corsa al pronto soccorso la paziente, con un’emorragia cerebrale in corso si è sentita letteralmente dire dai sanitari:<<…ora si che è il caso di fare la Tac!..>>motivando in questo modo che il giorno prima non sarebbe stato necessario!

La donna, trasferita a Latina, è stata così salvata dai chirurghi cardiovascolare del Goretti di Latina riportando tuttavia danni psico-fisici permanenti, riassunti nell’atto di citazione in giudizio dall’avvocato Mattarelli in una paralisi del nervo cranico; abbassamento permanente della palpebra di un occhio e perdita della vista; semi paralisi facciale; mal di testa continuo; deformazione del viso e depressione reattiva.

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