Giovanni Farina, presidente indipendente della I circoscrizione, in una fase della vita politica cittadina nella quale le circoscrizioni hanno avuto un ruolo sicuramente più incisivo all’indomani della caduta dell’amministrazione Zaccheo, stila un bilancio della sua legislatura, ma soprattutto esprime considerazioni importanti su quello che a suo avviso dovrà essere ‘un nuovo corso” della politica della città.
“Senza gravare sul bilancio del Comune – afferma il Presidente Giovanni Farina – abbiamo svolto attività importanti per la collettività, a differenza di chi oggi compare sui giornali con spot pubblicitari personali per la prossima tornata elettorale proponendo soluzioni a problemi a cui loro stessi per diversi anni non hanno saputo dare risposta. Noi abbiamo lavorato nell’ombra, a volte ostacolati dalla cecità dei nostri stessi referenti e snobbati da alcuni dirigenti,per fortuna controbilanciati dalla grande disponibilità di altri, che la fanno da padrone e dimenticano che il posto che occupano deve essere al servizio della comunità.
Il senso civico che prescinde da ogni logica di partito – continua Farina – ci ha permesso di continuare nel nostro lavoro e di raggiungere gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Oggi tutti parlano di sicurezza, ma in passato l’immobilismo delle istituzioni e buona parte degli ex consiglieri di maggioranza è stato disarmante, tant’è che anche in questioni che non attengono alla faida di omicidi degli ultimi mesi, ma comunque importanti, come l’occupazione da parte di sbandati del garage di Via Don Morosini, l’ordinanza anti-bivacco e anti-alcool e la proposta completa di progetto di videosorveglianza ad altissima tecnologia e a costi ridottissimi che permetterà di risparmiare centinaia di migliaia di euro anche in termini di fonia e traffico dati e che il commissario si è impegnato a mettere in campo, siamo stati determinanti con il nostro operato e il nostro intervento, tutto ovviamente nell’ambito delle proprie competenze”.
Per Giovanni Farina l’aspetto più importante da sottolineare però, non è il passato, ma il futuro. Fuoriuscito dal Pdl già in tempi non sospetti, Farina crede in una fase politica nuova della città, che passi soprattutto attraverso una rivalsa generazionale in grado di impedire alla città di piombare nel baratro sul cui orlo le passate amministrazioni l’hanno portata. E questo sarà possibile solo attraverso un modo di amministrare in grado veramente di avvicinare il più possibile le cose concrete ai bisogni della gente. “ Tanti progetti per la città sono bloccati da anni: l’auditorium,il mercato annonario,il dormitorio, il piano parcheggi attuato al contrario e il caos sulla metro leggera.
Tutti invocano la riqualificazione della marina,ma nessuno riflette sul fatto che il panorama politico è lo stesso degli ultimi venti anni e che gli interventi sono stati praticamente inesistenti. Per non parlare del processo di deindustrializzazione che sta mettendo in mezzo alla strada da anni centinaia di famiglie senza che nessuno si sia preso la briga di creare un modello di sviluppo alternativo. Guardo con invidia a Valmontone e Castel Romano, due centri a noi molto vicini e nei quali stanno sorgendo due parchi tematici che daranno lavoro a migliaia di persone e porteranno una ricchezza spaventosa in termini di indotto. Mi chiedo perché anche noi non abbiamo cercato di creare negli anni un modello di sviluppo tale sul nostro territorio. Ecco, Latina non ha più bisogno di sogni o voli pindarici, Latina ha bisogno di amministratori con un altro approccio: quello di pensare alla necessità della gente senza farla sognare! Latina deve recuperare le proprie radici di territorio agricolo e intrecciare questo rilancio con il turismo, iniziando dai piccoli interventi, fino ad arrivare a creare un nuovo sistema, che apra la città all’Italia e all’Europa. Sono anni che sento parlare di nuova classe dirigente e quindi chiudo con una provocazione. Invito la vecchia classe politica a riflettere prima di presentarsi nuovamente dalla gente, a pensare di lasciare Latina ai più giovani e prendere coscienza del proprio fallimento. Forse è utopia, forse qualcosa di nuovo potrà accadere”.