Potrebbe essere racchiusa davvero in quella perizia la soluzione dell’omicidio di Massimiliano Moro, ucciso il 25 gennaio dello scorso anno con due colpi di pistola all’interno del suo appartamento di largo Cesti, nel quartiere Q5. Sta infatti per essere depositata la relazione del perito del Ris di Roma, Filippo Barni, al quale il gip Tiziana Coccoluto aveva chiesto di esaminare uno dei reperti prelevati dagli investigatori all’interno dell’abitazione della vittima. Si tratta di una bottiglia sul cui collo il tecnico ha individuato un Dna che ha provveduto ad isolare. Per ora non si sa ancora a chi appartiene ma quella traccia sarà messa a confronto con il Dna di quello che ad oggi è l’unico indagato dell’omicidio, il 20enne Andrea Pradissitto, iscritto nel registro degli indagati dal sostituto procuratore Marco Giancristofaro, titolare dell’inchiesta. E proprio per procedere formalmente alla predisposizione della comparazione è stato fissato per martedì prossimo un incidente probatorio davanti al giudice per le indagini preliminari Coccoluto. In quella sede si prenderà atto della perizia del tecnico del Ris e verrà disposto il confronto con il Dna dell’indagato, alla presenza del suo legale, l’avvocato Oreste Palmieri. Un’ultima speranza per tentare di capire se l’assassino e gli assassini di Moro abbiano lasciato qualche traccia in quell’appartamento visto che finora gli investigatori non sono riusciti a individuare alcuna traccia biologica appartenente a persone diverse dalla vittima. Un lavoro da professionisti dunque l’uccisione del pregiudicato, che si inserisce nella feroce guerra criminale esplosa nel capoluogo pontino all’inizio dello scorso anno tra gruppi diversi che si contendevano alcuni settori delle attività criminali.
Elena Ganelli dal Corriere Pontino del 2 aprile 2011