Nonostante la disponibilità offerta, in particolare all’azienda Usl di Latina, l’Ordine dei medici non è stato chiamato a collaborare alla compilazione del manifesto sull’arsenico nelle acque potabili né tantomeno alla sua revisione. Un vero peccato visto che l’ordine professionale si avvale anche della collaborazione dell’Associazione Medici per l’ambiente (Isde) di Viterbo, che ha partecipato a vari incontri sulla problematica presso la Regione. è la nota pungente del presidente dell’Ordine Giovanni Maria Righetti di fronte alla divergenze sorte negli ultimi tempi tra gli enti che hanno preparato il testo in questione. Motivo per cui – si legge nella nota – l’Ordine dei medici «ha deciso di non promuovere la diffusione di tale manifesto tra i propri iscritti nell’attesa di un chiarimento definitivo». «Se le incertezze e le diversità di opinione tra i vari enti preposti non dovessero risolversi in breve tempo – aggiunge il presidente Righetti – l’Ordine assumerà l’iniziativa di predisporre un proprio manifesto che diffonderà ai propri iscritti affinché, attraverso i contatti con i loro assistiti, forniscano informazioni scientifiche chiare e affidabili sui rischi della presenza dell’arsenico nelle acque potabili e anche negli alimenti». Un aspetto particolare, quest’ultimo sulla presenza dell’arsenico nei cibi, ancora poco noto. Secondo una nota redatta nel 2009 dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) gli alimenti sono infatti, la principale fonte di esposizione dell’arsenico per la popolazione europea in generale. Anche se il gruppo di esperti scientifici ha evidenziato «notevoli incertezze in relazione alla valutazione del rischio di tale sostanza – come si legge nella nota – sottolineando la necessità di avere a disposizione un maggior numero di dati sui livelli di arsenico organico e inorganico in vari alimenti, nonché sul rapporto tra livelli di assunzione di arsenico e possibili effetti sulla salute». A questo proposito la Commissione europea ha chiesto una consulenza all’Efsa in grado di valutare i rischi per la salute collegati alla presenza di arsenico come contaminante nei prodotti alimentari, poiché attualmente non esistono livelli massimi armonizzati nei cibi in Europa.
Anna Maria De Blasio dal Corriere Pontino del 14 febbraio 2011