Sono passanti quasi 2 anni dalla scomparsa di Mirko Rondinella ma la sua famiglia non si arrende e chiede alla procura la riapertura del caso per far chiarezza sulla dinamica. E’ il 30 luglio del 2007 quando Mirko Rondinella, appena 15enne, muore in ospedale, vittima di un trauma cranico provocato da un incidente avvenuto il giorno prima in via Bruxelles. I medici fanno di tutto per salvargli la vita, ma l’impatto violentissimo e le ferite non gli lasciano scampo. Il caso viene chiuso quasi subito, dopo una ricostruzione della dinamica da parte della polizia municipale. Secondo la procura nessun’altra auto è coinvolta e Mirko, dopo la curva di viale Le Corbusier, presa troppo larga, perde il controllo del suo motorino, urta un cordolo sul margine sinistro della carreggiata e finisce contro una palma. Ma della presenza di un’auto pirata, che avesse urtato il mezzo guidato dal giovane Mirko, si era parlato subito. Ora c’è una perizia, disposta dalla famiglia della vittima, a confermarlo. E i genitori chiedono di riaprire il caso. La relazione tecnica, redatta da Marco Marcon, analizza nel dettaglio i danni sul motorino, uno Scarabeo Aprilia, scoprendo con tutta evidenza che la fiancata destra del mezzo, quella opposta alla caduta, presenta chiari segni di abrasioni e tracce di vernice bianca e blu, “riconducibili ad un urto tangenziale contro un veicolo”. Le testimonianze di alcuni automobilisti parlano di un furgone bianco in sosta lungo la strada, subito dopo la curva verso destra in via Bruxelles. La tesi conclusiva del perito è dunque che il «conducente di un’auto che lo affiancava o lo precedeva trovando sulla strada l’intralcio del furgone fermo, si è spostata verso sinistra affiancando il motorino e urtando tangenzialmente il mezzo». Nei prossimi giorni la nuova relazione sarà consegnata dai familiari nelle mani del pm in Procura, nel tentativo di riaprire un caso chiuso troppo in fretta.
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