Ore di attesa per conoscere il responso del tribunale del Riesame sul ricorso presentato dai legali della difesa di tre dei sei ragazzi accusati dell’omicidio di Matteo Vaccaro, ucciso con un unico colpo di pistola che gli ha trafitto il cuore, il 31 gennaio scorso. Ieri il tribunale della libertà di Roma ha discusso i casi di Paolo Peruzzi, Gianfranco Toselli e Matteo Ciaravino, per i quali è stata chiesta la revoca della misura cautelare in carcere o, in alternativa, una misura meno afflittiva. Gli avvocati che assistono i giovanissimi accusati di concorso in omicidio, Domenico Oropallo, Oreste e Angelo Palmieri e Francesco Vasaturo, hanno contestato parte della ricostruzione di quella tragica sera, dalle telefonate precedenti per stabilire il luogo dell’appuntamento fino alla resa dei conti finale e al colpo esploso all’indirizzo di Matteo Vaccaro. Per Matteo Ciaravino l’avvocato Vasaturo ha sostenuto, davanti ai giudici del Riesame, che il ragazzo non era a conoscenza del fatto che Alex Marroni quella sera avesse portato con sé una pistola. Né sapeva, secondo la difesa, dell’ordine di sparare impartito a Marroni. Il legale ha inoltre ribadito che Matteo Ciaravino non aveva preso parte al coro che incitava Marroni a sparare contro Vaccaro subito dopo il primo colpo a salve partito dalla scacciacani della vittima. I legali contestano la mancanza di gravi indizi di colpevolezza, tali da rendere necessaria la misura cautelare in carcere. Ma sull’esito si dovrà attendere la giornata di oggi. Intanto, al tribunale del Riesame, ma di Cassino, ha fatto ricorso anche l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, che assiste Francesco D’Antonio, considerato dagli investigatori uno dei leader del gruppo e colui che, nei giorni precedenti all’omicidio, aveva consegnato l’arma ad Alex Marroni, incensurato, perchè la custodisse in casa, eludendo eventuali controlli. Proprio lui, la notte del 31 gennaio, ha premuto il grilletto contro Matteo Vaccaro e poi contro suo fratello Alberto. Ma, secondo la ricostruzione della Squadra mobile, ad incitare il ragazzo era tutto il gruppo, sei persone arrivate sul luogo dell’appuntamento con due macchine diverse, un’arma carica e l’intenzione di dare una lezione ai due fratelli.
Laura Pesino dal Corriere Pontino del 23 febbraio 2011