Ventisei anni di reclusione. Dopo oltre sei ore di camera di consiglio ieri pomeriggio alle 16.30 la Corte d’Assise di Latina ha riconosciuto Giovanni Morlando responsabile dell’omicidio di Igor Franchini, il ballerino di Scauri ucciso a Formia il 24 gennaio 2009 a coltellate. Una sentenza che ha accolto quasi integralmente la richiesta presentata dall’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Raffaella Falcione che aveva sollecitato una condanna a trenta anni di reclusione. La Corte (presidente Pier Francesco De Angelis, a latere Costantino De Robbio) ha escluso soltanto le aggravati contestate dal pm, quelle della particolare efferatezza del delitto, della premeditazione e dei futili motivi. Giovanni Morlando era in aula alla lettura della sentenza ed è rimasto impassibile e in silenzio quando è stato letto il dispositivo. Lui aveva voluto prendere la parola nuovamente ieri mattina, prima che la Corte entrasse in camera di consiglio, per alcune dichiarazioni spontanee e per ripetere ancora una volta di non avere uccido Franchini ripetendo di essere la sua innocente. Il ragazzo è stato anche condannato al pagamento di una provvisionale di 50mila euro a favore di ciascun familiare di Igor Franchini, la madre e il fratello, mentre la quantificazione complessiva del risarcimento danni sarà stabilita successivamente in sede civile. Giudici e componenti popolari della Corte hanno quindi accolto in pieno la ricostruzione dell’accusa secondo la quale ad uccidere il 19enne ballerino con 43 coltellate sarebbero stati Giovanni Morlando e Andrea Casciello, quest’ultimo già condannato quasi un anno fa con il rito abbreviato davanti al giudice per l’udienza preliminare Lucia Aielli a 18 anni di reclusione. Dopo la lettura della sentenza la madre di Igor Franchini non ha potuto trattenere le lacrime. «Speravo che venissero riconosciute anche le aggravanti – ha sottolineato – ma ventisei anni sono comunque un periodo di tempo sufficientemente lungo perché Morlando mediti e rifletta su ciò che ha fatto». Diverso naturalmente l’umore sui banchi della difesa. I genitori dell’imputato hanno preferito rimanere in silenzio e non commentare la condanna del figlio. «Rispettiamo le sentenze naturalmente – ha commentato a caldo l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo – ma non condividiamo assolutamente la ricostruzione dei fatti e la tesi dell’accusa che la Corte ha accolto». Inevitabile quindi il ricorso alla Corte di Assise di appello. non appena sarà possibile conoscere le motivazioni della sentenza che, come ha comunicato il presidente della Corte, De Angelis, sarà depositata entro novanta giorni. Si chiude così il primo grado di un processo complicato, ricco di consulenze tecniche che non ha risparmiato neppure scontri pesanti tra la difesa e la Corte, della quale era stata addirittura chiesta la ricusazione a causa di un diverbio proprio su una consulenza tecnica. La prossima punta si giocherà in Corte di Assise di appello.
Elena Ganelli dal Corriere Pontino del 12 febbraio 2011