Quello di Fabio Buonamano è stato un omicidio commesso materialmente da Costantino Di Silvio e dallo zio Romolo e particolare spietatezza. Un delitto che, pur mancando la certezza del movente, si inserisce a pieno titolo in una lotta esplosa nel capoluogo pontino tra clan criminali. Sono queste le ragioni per le quali Costantino Di Silvio detto Patatone il 22 febbraio è stato condannato all’ergastolo, ragioni contenute nelle motivazioni della sentenza emessa dal giudice per l’udienza preliminare Nicola Iansiti. In 35 pagine scritte a mano e depositate ieri entro i novanta giorni previsti il magistrato ricostruisce non soltanto l’omicidio di via Monte Lupone ma anche il contesto nel quale è maturato: non quello di un semplice debito da 5mila euro non onorato da Buonamano, come ha raccontato fin dall’inizio nella sua confessione Patatone, ma un agguato per convincere la vittima a fare qualcosa che lui non voleva fare. Forse uccidere l’avvocato che lo aveva denunciato e fatto condannare per estorsione. Il gup recepisce in pieno la ricostruzione del pm Giancristofaro anche rispetto alle responsabilità dell’omicidio, pur lasciando alla Corte d’Assise il giudizio sul ruolo di Romolo Di Silvio. Per Iansiti è comunque evidente, nonostante i reiterati tentativi di Costantino di assumersi per intero la colpa precisando che lo zio non c’entra nulla, che Romolo, «visto lo spessore criminale sia pienamente coinvolto nella pianificazione dell’impresa delittuosa». Solidi anche gli elementi che provano la premeditazione considerato «l’intervallo di tempo tra la risoluzione e l’azione. C’era accordo per l’impresa, la scelta del luogo isolato, il motivo pretestuoso, il mezzo cioè la pistola – scrive Iansiti – e la presenza di entrambi gli imputati sul luogo». Ciò che invece resta ancora poco chiaro anche per il gup è il movente che viene indicato soltanto come probabile: quello «riconducibile alla lotta tra due clan malavitosi criminali, rom e non rom visto che l’uccisione di Buonamano arriva a poche ore dall’agguato a Ciarelli e dall’omicidio Moro». Una responsabilità quella di Patatone per la quale non poteva esserci che una condanna all’ergastolo.
Elena Ganelli dal Corriere Pontino del 20 maggio 2011