A 1600 metri in fondo al mare l’elettrodotto più profondo del mondo. E il secondo più lungo: 435 chilometri, per collegare la Sardegna a Latina , trasferendo energia dalla stazione di Fiume Santo, in provincia di Sassari, alla stazione di conversione di Borgo Sabotino. Numeri da record per la “super linea elettrica” Sapei, voluta da Terna, che dai primi annunci del 2006, completati i lavori, si avvicina all’inaugurazione prevista per il 17 marzo prossimo. Un’opera imponente che consentirà di trasportare fino a mille megawatt di potenza dalla rete elettrica sarda a quella della penisola e viceversa, grazie a un sistema di collegamento ad alta tensione in corrente continua. Ma se il Governo nazionale invoca ora effetti immediati sull’economia regionale e su quella dell’intero Paese, il rovescio della medaglia, per il territorio pontino, è una nuova servitù eterna, collocata proprio sui terreni adiacenti a quelli della centrale nucleare. Del resto, perché scegliere Latina? Perché conviene. Lo aveva a suo tempo spiegato la stessa società Terna, individuando una perfetta coincidenza del progetto con la destinazione urbanistica di un’area, quella appunto di Sabotino, rimasta sulla carta “zona servizi ET – elettrica e termonucleare”. Niente di più assurdo rispetto ai progetti di riqualificazione che guardano al porto e ai borghi marinari. Ma tant’è. Sul progetto Sapei, già negli anni scorsi, si erano scatenate proteste e polemiche, era nato un comitato spontaneo di cittadini, battaglie politiche condotte dall’allora consigliere regionale Fabrizio Cirilli e consigli comunali straordinari sulla questione. Era il 2006 e l’entrata in funzione dell’opera era prevista per il 2009. Ma a dare il via effettivo all’iter del progetto c’era già il parere favorevole dell’amministrazione comunale di Latina nella conferenza dei servizi di un anno prima. Maggio 2005.
Laura Pesino dal Corriere Pontino del 10 marzo 2011