Sequestrato un complesso residenziale in via Piave composto da 23 appartamenti e locali commerciali del valore di 10 milioni di euro.
Il personale del Nipaf, ha dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo emesso dal gip del tribunale di Latina la Dottoressa Mara Mattioli, su richiesta del sostituto procuratore Gregorio Capasso. Il sequestro riguarda un complesso residenziale antistante la strada denominata “Via Piave”, articolato su più livelli, 4 piani fuori terra e piano seminterrato, costituito da ben 23 appartamenti e locali destinati ad attività commerciale, per un valore commerciale stimato di 10 milioni di euro. L’area su cui insiste la struttura edilizia risulta essere di proprietà della srl Piave Costruzioni a cui era stato rilasciato da parte dell’Ufficio Tecnico Comunale di Latina il permesso a costruire, ora ritenuto illegittimo dall’Autorità Giudiziaria inquirente. L’indagine ha portato alla luce diverse criticità , non solo sui titoli edificatori rilasciati alla Piave Costruzioni S.r.l. ma, più in generale, sulle procedure amministrative che hanno portato all’approvazione della variante di Borgo Piave, anch’essa ritenuta illegittima dal GIP del Tribunale di Latina. In particolare la variante al PPE (che ha permesso al lotto di proprietà della Piave Costruzioni Srl di aumentare esponenzialmente la capacità edificatoria), era stato approvato dalla Giunta Comunale di Latina sul presupposto, non ritenuto fondato, che le modifiche apportate a tale piano particolareggiato esecutivo fossero conformi al piano regolatore generale (PRG), escludendo, in tal modo, il Consiglio Comunale laddove le stesse, in realtà , incidevano in maniera rilevante sulla strumentazione generale (PRG). Nello specifico la variante al PPE, approvata con Delibera G.M. n°359/12 e successiva Delibera G.M. n°03/2013, non è stata ritenuta conforme alle previsioni di PRG che prevedevano, nell’area in esame, una fascia di rispetto di mt. 30 che andava ad interessare buona parte del lotto di proprietà della Piave Costruzioni Srl.. La cancellazione della fascia di rispetto prevista dal PRG determinava una variante al medesimo piano e quindi, ritenuto di competenza del Consiglio Comunale e successivamente della Regione Lazio. Infine, la variante prevedeva la modifica della tipologia degli edifici da BC/2 (Bassa Continua/2, h max 10,50 numero piani 2 + piano terreno) a tipologia AC3 (Alta Continua h max 13,75 numero piani 3 + piano terreno), con conseguente significativo incremento della volumetria . L’indagine vede coinvolti, a vario titolo, 14 persone tra amministratori pubblici locali, professionisti e imprenditori. Le ipotesi di reato contestate dall’Autorità Giudiziaria sono: abuso d’ufficio, falso ideologico e abuso edilizio. Lazio Tv